Mafia Capitale è una realtà. I clan a Roma come in Calabria e Campania. E in Sicilia è guerra per il dopo Riina

Scenari inquietanti dalla relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia: nella Capitale formazioni criminali come nella mafia

Mafia Capitale esiste. No, non stiamo parlando del noto processo, ma delle infiltrazioni dei clan nel tessuto di Roma. Con i metodi utilizzati dalle organizzazioni criminali sempre più simili a quelli di clan ben più noti di Calabria, Campania e Sicilia. Il quadro emerge dal rapporto semestrale stilato dalla Direzione Investigativa Antimafia e mette nero su bianco l’esistenza, in alcune zone di Roma, di formazioni criminali “basate su stretti vincoli di parentela che evidenziano sempre di più modus operandi assimilabili alla fattispecie prevista dall’articolo 416 bis”. Secondo la Dia nella Capitale le organizzazioni criminali sono riuscite agevolmente ad adattarsi alle caratteristiche socio-economiche del territorio di elezione. Le organizzazioni criminali si sarebbero adattate alla perfezione con quelle già attive sul posto.

L’eredità di Riina – Scenari molto interessanti si scoprono volgendo lo sguardo alla Sicilia. Secondo la Dia l’eredità lasciata da Toto Riina non sarebbe nelle mani di Matteo Messina Denaro. Il super boss latitante di Castelvetrano (Trapani) non sarebbe in grado di essere il punto di raccordo di Cosa Nostra per cui la Dia prevede una gestione maggiormente collegiale piuttosto che accentrata nelle mani di un solo condottiero. Anche perché Messina Denaro sarebbe maggiormente occupato a gestire la latitanza, essendo sottoposto al pressing delle forze dell’ordine che da decenni gli stanno dando la caccia, e anche alla gestione dei propri affari nel trapanese. C’è, poi, un altro fattore. Quello secondo cui Messina Denaro non sarebbe ben visto dai sodalizi mafiosi palermitani che non vedrebbero di buon occhio un capo proveniente da un’altra area geografica, La scomparsa di Riina, insomma, avrebbe comportato conflittualità e tentativi di alleanze tra le consorterie e, in qualche modo, avrebbe intaccato l’unità della Cosa Nostra che fu. Gli sviluppi non sono ancora prevedibili.

Le mafie straniere – Un altro capitolo viene riservato dalla Dia alle mafie straniere attive sul nostro territorio. Queste organizzazioni avrebbero puntato il business dei migranti. In che modo? Favorendo l’immigrazione clandestina che sarebbe una gallina dalle uova d’oro per queste mafie. Sarebbero loro (soprattutto libici e marocchini), secondo la Dia, il vero motore per trasportare i migranti dalle coste del nord Africa fino in Sicilia.