Mala(gò) tempora currunt al Coni. Il Comitato Olimpico è pieno di debiti. E la trasparenza è un optional

Il Coni dovrà stare attento nei prossimi mesi. Il Comitato presieduto da Malagò conta ben 30 milioni di euro di debiti. Ecco con chi li ha contratti.

Giovanni Malagò l’ha annunciato: il Coni è pronto a chiedere un risarcimento al Comune di Roma, perché ha detto il presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano dopo il non-incontro con Virginia Raggi di due giorni fa, “se abbiamo avuto dei fondi tramite una legge dello Stato, siamo soggetti a dei controlli, è evidente che dobbiamo girare l’azione di responsabilità verso gli amministratori”. Sarà il caso, forse, che quei soldi, nella remota ipotesi dovesse arrivare un risarcimento (ma è tutto da dimostrare), vengano impiegati per sanare il bilancio del Coni. Perché stando all’ultima relazione, presentata a maggio scorso e relativa al 2015, il Comitato presieduto da Malagò conta la bellezza di 30 milioni di euro di debiti. Certo, in diminuzione rispetto all’anno precedente, quando i debiti ammontavano a 36,3 milioni. Calati, dunque, ma di poco.

I NUMERI – Ma a questo punto entriamo nel dettaglio del bilancio del Coni. Secondo quanto si evince dalle tabelle, una delle fette più abbondanti del profondo rosso è composta dagli 11 milioni che il Coni deve ad “altri fornitori”. Voce evidentemente generica, dietro la quale – stando alla relazione – ci sono società come la Itel e la General Electric “per la fornitura del macchinario di risonanza magnetica  nucleare”, la Coninet  “per i servizi di informatizzazione erogati a favore principalmente delle Federazioni Sportive Nazionali”, tutte racchiuse sotto l’ala del Coni. Domanda: cos’è la Coninet? Semplice: è “il principale partner IT del Comitato Olimpico Italiano e delle Federazioni Sportive Nazionali”. Insomma, una società “figlia” del Coni e con la quale il Coni stesso ha debiti. Ma non basta. Perché ad aggrravare i conti del Comitato ci hanno pensato altri progetti come – per dirne una – “Expo e territori”. E fin qui parliamo della struttura centrale (che da sola ha contratto debiti per 8,5 milioni). Perché poi ci sono i comitati regionali, le cui posizioni passive, si legge nella relazione, sono imputabili a debiti per  acquisto di  beni  e  servizi  (dalle riprese audio e video fino al noleggio delle attrezzature).

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Ma andiamo avanti. Perchè una grossa mole di debiti sono stati contratti anche con tutte le altre federazioni sportive (a cominciare dalla Figc) per ben 13,5 milioni di euro. Un disavanzo, questo, principalmente riferibile a “contributi per risorse umane assegnati nel 2015 e precedenti”. Ma non basta. Perché altri tre milioni è il monte, stando sempre al bilancio 2015, che il Coni deve restituire a Regioni, Province e Comuni, quasi tutti  per costruzione e ristrutturazione di impiantistica sportiva.

AL PALO – Finita qui? Certo che no. Manca la ciliegina sulla torta. Il Coni, infatti, deficita anche per quanto riguarda il capitolo trasparenza. Nonostante le direttive del decreto legislativo n. 33 del 2013, è impossibile conoscere il benché minimo riferimento a bandi e appalti nella sezione “amministrazione trasparente”. Che, si vede, tanto trasparente non è. Ecco, Malagò potrebbe partire da qui, prima di chiedere eventuali dirette streaming.

Tw: @CarmineGazzanni