Malan contro i cecchini. Si dicono berlusconiani ma poi premono il grilletto

di Vittorio Pezzuto

«La fazione nella quale non mi riconosco raccoglie molte personalità di cui ho stima e per le quali nutro un sentimento di amicizia. E questa è una delle ragioni per le quali spero che non si arrivi a una rottura» sostiene il senatore Pdl Lucio Malan attingendo alla sua riconosciuta, robusta riserva di ottimismo. Sembra infatti essersi ormai rovesciato il capiente vaso di Pandora che conteneva tutte le diverse sensibilità interne al Pdl. «Il confronto in atto è senz’altro forte, aspro» ammette. «In passato alla fine si trovava però una convergenza su tutti i temi essenziali. Oggi la situazione è diversa. Stiamo attraversando un momento estremamente difficile, segnato da una convergenza così spettacolare tra vaste parti del mondo politico e una parte della magistratura politicizzata. Dovremmo affrontarlo uniti. E invece, a leggere certe dichiarazioni… ».
…si ha ad esempio l’impressione che alcune espressioni di solidarietà al Cavaliere siano solo di facciata e che intanto ci si stia attrezzando per sopravvivere politicamente al dopo Berlusconi.
«Solo Dio legge nel cuore degli uomini. Però, certo, in alcuni casi la tentazione di dare questa lettura è proprio forte. Vede, una cosa sono i toni, un’altra i contenuti. E alla fine sono questi che contano. E mi sembra francamente pesante e contradditorio premettere come Berlusconi sia il leader incontrastato del partito e poi sostenere di non voler mettere in atto una sua decisione».
Lo scontro in atto riguarda anche il voto finale da dare alla legge di Stabilità. I ministri del Pdl hanno sottoscritto e presentato una bozza che non piace a nessuno ma che invece l’Unione europea approva in toto, chiedendoci addirittura di non modificarla.
«L’Unione europea fa il suo mestiere. Però a noi questo testo non può piacere. Per questo riteniamo vada cambiata con interventi che non vanno a togliere ma al contrario a dare risorse. In secondo luogo non possiamo accettare in alcuno modo la costosa presa in giro di una tassazione sulla casa che diversi indicatori ci dicono potrebbe addirittura aumentare. Così come è stata presentata, questa legge di Stabilità è quindi automaticamente inaccettabile. Dovesse invece restare così com’è dovremmo esaminare la situazione con realismo e senso di responsabilità. Quest’ultimo include anche la considerazione che se è buona cosa avere un governo non si rende certo un servizio al Paese tenendo in piedi un governo che fa l’opposto di quello che dovrebbe fare e che abbiamo promesso ai nostri elettori».
Scissione inevitabile quindi?
«Di inevitabile c’è solo quello che non si contrasta. Il Consiglio nazionale di sabato prossimo dovrebbe proprio servire a confrontare opinioni diverse, portando poi alla definizione di una linea da seguire tutti insieme. A meno che qualcuno non pensi di andarsene via dal partito un minuto dopo che la sua opinione è risultata minoritaria».
Il ministro Quagliariello ha già prefigurato l’esistenza di due distinti gruppi parlamentari, collocati uno in maggioranza e l’altro all’opposizione. Ma si può essere berlusconiani senza condividere l’opinione di Berlusconi?
«Mi sembra possibile, ma solo in teoria. Mi spiego con un esempio: nel medio-lungo termine puoi anche perdonare chi ha sparato a un tuo amico. Ma dichiararlo ancora prima che venga premuto il grilletto mi sembra quasi un invito a sparargli. E soprattutto non so che futuro avrebbe un governo che si dovesse reggere su una scissione il cui sostegno popolare è tutto da dimostrare. I sondaggi sembrano anzi univoci nel segnalare il contrario. E poi nella mia esperienza politica una cosa l’ho capita: non contano i seggi di cui disponi oggi in Parlamento ma solo quelli che potresti avere domani. Mi auguro pertanto che non prevalgano ragionamenti miopi e di poco conto».