Marino, l’ultimo rifugiato politico a Roma

di Sergio Patti

Assediato, azzoppato e multato. Ma dimissionario mai. Ignazio Marino resiste all’onda d’urto di amici e nemici. E, nell’ordine, restituisce al mittente la richiesta del Pd romano di azzerare la giunta, risponde alle accuse di scarso impegno per le periferie e paga le multe per la sua auto entrata senza permessi nella zona a traffico limitato della Capitale. Una bella prova di coraggio dal sindaco marziano. Ma la sua stabilità adesso è ancora più fragile. A inquadrarlo nel mirino non è più solo il Centrodestra e lo scalpitante Alfio Marchini, ma la maggioranza del Pd che al secolo fa Matteo di nome e Renzi di cognome.

DIMISSIONI, DIMISSIONI
La scena in consiglio comunale è stata quella delle solite sceneggiate, con parte del pubblico che chiedeva a gran voce le dimissioni indossando maschere da pagliaccio, e parte che invece lo sosteneva. La difesa del sindaco alla fine non ha accontentato nessuno. Marino ha infatti annunciato di aver che pagato le multe, pur ribadendo di non doverlo fare. Di sicuro la rete dei funzionari e dei suoi collaboratori non ha funzionato e una buccia di banana ha rischiato di far schiantare il primo cittadino. Marino così ha chiesto platealmente scusa, escludendo però qualunque possibilità di dimissioni. “Ho sentito e letto ipotesi e parole del tutto ingiustificate, di mie dimissioni – ha detto – e vi dico la verità ho sorriso”, riferendosi alla complessità della sfida imposta a chi governa una città complessa come Roma. Visto che gli errori sul visto dell’auto privata di Marino sono di portata limitata, dunque il tema non si porrebbe nemmeno.

FIUMI DI ACCUSE
Una versione che non ha minimamente convinto le opposizioni, che gli hanno messo in conto di tutto: dai disordini di Tor Sapienza al degrado complessivo della città. Uno sfogatoio al quale Marino ha assistito distrattamente. Come se pagare la sanzione di 1.021,52 euro complessivi lo avesse liberato. “Caso finito, stop, fine della storia”, ha tagliato corto il vicesindaco Nieri, mentre a partire dai grillini si continuano a cercare le firme per sfiduciare l’amministrazione. Uno scenario al quale si prepara la stessa parte politica del sindaco, dopo il niet di Marino al portavoce Pd Lorenzo Guerini, che per conto di Renzi gli avrebbe chiesto una diversa gestione della città. Il vertice tra i due si è concluso con un nulla di fatto che certo non piacerà al premier, ormai stretto proprio a Roma tra un presidente di Regione apertamente ostile, come Nicola Zingaretti, e un sindaco che va (male) per conto suo.

IL NODO PERIFERIE
Nel suo intervento, Marino non si è sottratto alla discussione sul caso Tor Sapienza e l’emergenza periferie, denunciando i poteri forti e il tentativo di alcuni di strumentalizzare i problemi e il disagio con quelli che ha definito “cedimenti beceri a sentimenti razzisti”, mentre “componenti criminali soffiano sul fuoco del disagio e della paura”.