Matteo, i giovani ti snobbano

di Giuseppe Salvaggiulo per La Stampa

Sebbene sia il premier più giovane di sempre e guidi il governo più giovane di sempre, Matteo Renzi non sfonda tra i giovani. A quattro mesi dal trionfo nelle primarie Pd e a due dall’insediamento a Palazzo Chigi, il consenso del Pd tra gli elettori under 30 resta inferiore a quello generale, in linea con il risultato di Bersani e nove punti sotto quello del Movimento 5 Stelle.

La rilevazione è contenuta in un sondaggio Ipr Marketing effettuato per la trasmissione tv «Piazza Pulita». La fiducia in Renzi è cresciuta dal 50% al 57% tra l’inizio di marzo e la metà di aprile. E nelle intenzioni di voto in vista delle Europee, il Pd è in testa con il 32%, seguito dal Movimento 5 Stelle con il 24%. Ma tra gli elettori giovani il risultato si ribalta: M5S al 33%, Pd al 24%. Anche la lista Tsipras fa un balzo nel voto giovanile: 9% a dispetto del 3,9% generale.

Dal sondaggio emerge inoltre che l’elettorato del Pd è più maschile di quello del M5S (65% contro 59%) e gli anziani ne rappresentano il 42% (contro il 20% di giovani). «La notizia è che i dati sono in linea con la serie storica – spiega Antonio Noto, direttore dell’istituto demoscopico – dunque l’effetto Renzi vale ad allargare la base elettorale del Pd, ma non a modificarne il profilo. Non conquista i giovani, tra i quali raccoglie lo stesso consenso di Bersani».

Nei mesi scorsi, un’analisi di politologi delle università di Cagliari e Milano aveva studiato la composizione sociale e anagrafica degli elettori delle primarie Pd che avevano plebiscitato Renzi, rilevando l’assenza di una rottura generazionale: la maggioranza assoluta era composta da over 55, pensionati e dipendenti pubblici. Esattamente corrispondente all’elettorato del Pd bersaniano. Quello che Franco Cassano, sociologo e parlamentare democratico, all’indomani delle elezioni 2013, aveva definito «lo schema che ci imprigiona».