Mattone amaro anche per i big di settore

di Stefano Sansonetti

Per carità, dicono che qualche segnale di risveglio ci sia. Ma per i fondi immobiliari l’incubo non accenna a sfumare. Prova ne sia quello che è successo qualche giorno fa. Diversi grandi gestori, come Beni Stabili, Prelios, Investire Immobiliare e Amundi, hanno convocato i partecipanti ai loro fondi per deliberarne una proroga fino a un massimo di due anni. In debito di ossigeno, le quattro società provano a ottenere un po’ più di tempo per cedere gli asset e ripagare i detentori delle quote. Con il rischio che in questo lasso di tempo supplementare i pacchetti vengano venduti a prezzi di saldo a speculatori già pronti dietro l’angolo. Tra l’altro le richieste di proroga, avanzate sfruttando una norma del recente decreto legge Sblocca Italia, vengono osservate con attenzione da gruppi come Del Vecchio e Caltagirone, che per tutta una serie di intrecci sono interessati a capirne l’esito.

I NOMI
A muoversi è stata innanzitutto Beni Stabili, che ha convocato i partecipanti a tre fondi: Securfondo, Immobilium 2001 e Invest Real Security. Per tutti la richiesta è di una proroga fino a due anni “al solo fine di completare lo smobilizzo degli investimenti in portafoglio”. E a chi fa capo Beni Stabili? Alla immobiliare francese Foncière Des Régions, tra i cui azionisti pesanti c’è la Delfin di Leonardo Del Vecchio. Al punto che il patron di Luxottica siede nel Cda di Beni Stabili. Tra l’altro, ma questo vale per tutti, l’eventuale proroga dei fondi comporta che “la misura della provvigione di gestione è ridotta di due terzi”. Insomma, una bella mazzata per i gestori. Tra i quali c’è Investire Immobiliare, società della Banca Finnat della famiglia Nattino, tradizionalmente vicina al Vaticano e al gruppo guidato da Francesco Gaetano Caltagirone. Del resto un membro della famiglia, Francesco Caltagirone, siede nel Cda della stessa Banca Finnat, che a sua volta detiene il 15% di Beni Stabili sgr (i legami tra Del Vecchio e Caltagirone tra l’altro sono corroborati dalla presenza di entrambi nel capitale di Generali).

IL CANOVACCIO
Anche Investire Immobiliare chiede ai partecipanti del suo Fondo Obelisco una proroga fino a due anni, con conseguente riduzione della provvigione. E lo stesso ha fatto Amundi, gestore che fa capo ai francesi del Crédit Agricole. Senza contare che nella scia si è inserito anche Prelios, che sta andando a caccia di un’identica proroga della durata del fondo Tecla. Prelios, ex Pirelli Real Estate, è il gruppo immobiliare che di fatto fa capo a Massimo Caputi, a Pirelli, Unicredit e alla Camfin di Marco Tronchetti Provera. Il momento è critico per tutti. L’anno scorso un documento di Assogestioni ha sottolineato con allarme come nei prossimi anni scadrà una ventina di fondi immobiliari, riversando 5 miliardi di attivi difficilmente assorbibili dal mercato. Per questo il settore aveva chiesto a gran voce una copertura normativa per le proroghe. Nel frattempo Hines Italia, controllata dall’omonimo gruppo americano e guidata da Manfredi Catella (che a Milano ha ospitato la cena di fundraising del Pd di Matteo Renzi), per il prossimo 18 novembre ha organizzato un incontro sugli investimenti immobiliari. Interessante vedere chi parteciperà al meeting: Marco Sangiorgio, direttore generale di Cdp Investimenti, Navid Chamdia, capo del real estate della Qatar Investment Authority, Pascal Duhamel, capo del real estate europeo della Abu Dhabi Investment Authority, e Lorenzo Segre della Singapore Investment Corporation.
Twitter: @SSansonetti