Maxi-stipendi dei manager di Stato

di Stefano Sansonetti

Per carità, in attesa che la norma entrasse in vigore qualche adeguamento “spontaneo” c’è stato. E qualche manager di Stato, anche di società quotate, si è decurtato lo stipendio fino ad arrivare a un 25% in meno. Ma la beffa, per l’ennesima volta, è dietro l’angolo. Diciamo subito che ieri il ministero dell’economia, oggi retto da Pier Carlo Padoan, ha diffuso un comunicato per chiarire che dal 1° aprile prossimo entrerà in vigore il nuovo tetto ai compensi per gli amministratori delle società del Tesoro che non sono quotate e che non emettono obbligazioni su mercati regolamentati. Ebbene, in forza del decreto ministeriale 24 dicembre 2013 (pubblicato però in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 marzo), solo per gli amministratori di queste società varrà l’ormai famoso tetto del compenso del primo presidente della Corte di cassazione, ossia 311 mila euro l’anno. Una norma, peraltro, che fa riferimento al periodo in cui era in carica il governo Letta. Queste aziende, in ogni caso, sono divise in “fasce di complessità” per graduare gli stipendi annuali.

I singoli casi
Ne viene fuori che per le società di prima fascia con fatturati e investimenti più grossi, come Anas, Invimit e Rai, i rispettivi manager, ovvero Pietro Ciucci, Elisabetta Spitz e Luigi Gubitosi, potranno avere emolumenti fino a 311 mila euro. Nella fascia inferiore sono state inserite società come Coni Servizi, Consap, Consip, Enav, Eur spa, Gse, Invitalia, Poligrafico, Sogei e Sogin. Per i loro amministratori delegati varrà un limite pari all’80% dello stipendio del primo presidente della Corte di cassazione. Tradotto in soldoni parliamo di 249 mila euro. E qui c’è qualche sorpresa. Nei giorni scorsi, tanto per dirne una, l’a.d. di Invitalia, Domenico Arcuri, aveva sbandierato la riduzione per legge del suo stipendio a 300 mila euro. In effetti la nota 6, allegata al comunicato del Tesoro, conferma il perfezionamento di questa riduzione, ma spiega che la legge è stata rispettata da Arcuri “non essendo ancora stato emanato il Dm fasce”, in pratica lo stesso che entrerà in vigore il 1° aprile prossimo. Nel frattempo, però, lo stesso dm ha inserito Invitalia nella seconda fascia. Questo vuol dire che Arcuri non potrebbe prendere più di 249 mila euro. Dalla nota del ministero non si capisce se i 300 mila euro fissati da Invitalia prima del decreto siano da considerare salvi (a rigor di logica dovrebbero scendere a 249 mila). Lo stessa situazione vale per gli attuali 270 mila euro dell’a.d. di Eur spa, Gianluca Lo Presti, decisi nel 2013 prima che entrasse in vigore il decreto fasce.

Il nodo
Ma la vera beffa potrebbe riguardare le società quotate (Eni, Enel e Finmeccanica). Per queste, come del resto accadeva prima, il tetto dei 311 mila euro non vale. La nota del Tesoro ricorda solo che si punta a una riduzione dei compensi del 25%. Che verrà solo proposta in assemblea, con l’obbligo del rappresentate del Tesoro di votarla. “Resta inteso”, ammette però lo stesso comunicato, “che per queste società la maggioranza assembleare potrebbe determinare un esito del voto diverso da quanto auspicato dalla norma”. Insomma, potrebbe esserci un nulla di fatto. Anche se tra i manager delle quotate c’è anche chi, nei giorni scorsi, ha annunciato una riduzione della sua retribuzione. E’ il caso di Fulvio Conti dell’Enel, il cui emolumento dovrebbe essere sceso da 3,5 a 2,1 milioni di euro. Rimangono sul piatto i maxi-stipendi di Paolo Scaroni dell’Eni (6,5 milioni), di Flavio Cattaneo di Terna (2,3 milioni) e di Alessandro Pansa di Finmeccanica (1 milione). Per le società non quotate che emettono obbligazioni sui mercati regolamentati (Poste, Fs e Cassa Depositi) la diminuzione dei compensi del 25% è obbligatoria. In ballo, quindi, c’è il super-compenso di Massimo Sarmi di Poste (2,2 milioni comprensivi di spettanze 2011). Nel 2013 il Cda della Cassa Depositi ha già deliberato una riduzione degli emolumenti dell’a.d. Giovanni Gorno Tempini da 1,03 milioni a 788 mila euro. Operazione simile per la Fs di Mauro Moretti, il cui stipendio però è solo lievemente sceso rispetto agli ormai famosi 873 mila euro.

Twitter: @SSansonetti