Meglio il freddo che un tetto. E Roma seppellisce i clochard. Le vittime sono già cinque da inizio anno. Chi sta in strada rifiuta l’aiuto del Campidoglio

Dall'inizio della stagione a causa del freddo in tutta Italia sono morti dieci clochard

Vestiti sporchi, bottiglie vuote in mano, qualche cartone su cui sedersi e una coperta corta, quando va bene. Buttati nelle vie del centro, nel cuore di Roma a pochi passi da piazza San Pietro o nelle gallerie di lusso, i luoghi in cui loro sanno meglio di tutti che il caldo si mantiene più a lungo. Li chiamano invisibili ma non lo sono affatto. Sono i senzatetto, i barboni, i clochard. Vite spezzate che preferiscono sfidare il gelo rischiando di morire di freddo piuttosto che farsi aiutare.

Come è successo all’ultimo sentatetto trovato ieri in un parco della Capitale a pochi passi dall’accampamento che avrebbe potuto salvarlo. Così due giorni fa, quando il corpo di un clochard di circa 50 anni è stato rinvenuto in un giardinetto di piazza Irnerio. Anche in quel caso sarebbe stata fatale la notte passata al freddo. Due vittime in meno di 48 ore, cinque solo nel 2019, dieci da quando è inziato l’inverno. Il Comune ha messo a disposizione 1661 posti per l’accoglienza notturna delle persone senza fissa dimora, posti che, come ha spiegato l’Assessore alla Persona, Laura Baldassarre, “sono destinati a incrementare ogni giorno grazie ad un sistema estendibile in base alla necessità”.

Eppure i clochard, preferiscono la strada per paura di essere portati via chissà dove e perdere quel niente che però per loro è diventato tutto. Per molti finire in mezzo a una strada, infatti, è l’ultima stazione di una via crucis che segue il binario della disperazione. E non c’è solo il denaro, o il lavoro che manca per spiegare perché scelgano di vivere in quel modo, senza accettare di essere accolti nei dormitori e curati dalle unità sanitarie che si aggirano per la città. Ammesso che esista qualcosa che si possa chiamare volontà in fondo a tante bottiglie, sconfitte e abbandoni, loro vogliono vivere così. E accettano di morire così.

Una vera e propria emergenza. La situazione che troviamo nelle strade, monitorata anche dai volontari della Croce Rossa che cercano di fare il possibile per portare aiuto, è drammatica. Il Piano freddo del Campidoglio ha messo a disposizione posti letto e ogni mese fornisce quasi 1500 pasti presso le strutture e 600 a domicilio. E poi ci sono i volontari, la Caritas, che continuamente girano per dare assistenza e convincere i senzatetto ad andare presso le strutture adibite, ma i posti restano comunque vuoti. Solo in pochi scelgono di salvarsi. L’unico modo per trascinarli via sarebbe un trattamento sanitario obbligatorio, come hanno spiegato anche dall’Assessorato del Comune, ma naturalmente questo non è possibile. Nonostante gli sforzi fatti per affrontare l’emergenza freddo servono altre soluzioni, ha commentato Debora Diodati, Presidente della Croce Rossa di Roma. Entro gennaio intanto arriveranno nuovi volontari, sempre messi in campo dal Comune, e già formati per poter dare assistenza. E sempre il Comune ha messo a disposizione un numero verde che chiunque potrà contattare in caso di emergenza.