Minzolini colpito e affondato. Il direttorissimo in caduta libera: un’altra condanna. Dopo il peculato, l’abuso d’ufficio per il caso Ferrario al Tg1

di Marco Castoro

Chi lo conosce lo evita. Non perché abbia l’Aids, ma perché al primo impatto risulta strafottente, arrogante e la parola più gentile che ti dice è un vaffa. I suoi atteggiamenti ti fanno venire la voglia di mollargli un paio di sberle, come si fa con un figlio viziato e indisponente. Tuttavia la sua storia giudiziaria sfiora l’accanimento. Un po’ politico, un po’ personale. È quasi da Corte Europea per i Diritti dell’Uomo. Quanto è accaduto ad Augusto Minzolini si può definire sicuramente come un caso sfigato di un personaggio che però qualche errore l’ha fatto. E ora lo pagherà in maniera pesante. Dopo la condanna per peculato ecco quella per abuso d’ufficio per aver rimosso dalla conduzione  del Tg1 delle 20 Tiziana Ferrario.

LA SVOLTA
Finché è stato il cronista della Stampa tutto gli è andato bene. Stimato, invitato e coccolato dai salotti buoni e dal partito Fiat. Come è passato alla corte di Silvio Berlusconi la sua vita è cambiata. All’inizio tutto bene perché l’allora premier l’ha scelto per la direzione del Tg1. Contro tutto e tutti. I suoi editoriali mandavano in bestia gli antiberlusconiani, i magistrati e le opposizioni. Per non parlare della redazione che Minzolini dirigeva, in larga parte vicina al centrosinistra. Quegli editoriali erano faziosi. È pur vero che rappresentavano una voce fuori dal coro, ma spesso si esagerava. Un altro limite di Minzolini, che ha avuto un effetto boomerang, è il suo attaccamento ai soldi. Che diamine: una volta che si diventa direttore del Tg1 si può anche rinunciare a qualche collaborazione, seppure prestigiosa. Lui no. Ha sempre detto che aveva un accordo con l’azienda sui rimborsi extra, ma quei 65mila euro spesi con la carta aziendale, in maniera ingiustificabile secondo l’accusa, sono stati una maledizione per la sua vita e la sua carriera. Minzolini li ha restituiti tutti ma non in tempo per evitare l’inchiesta penale. Dopo l’assoluzione di primo grado ha subito la condanna definitiva a 2 anni e mezzo. Una sentenza che può definirsi un po’ anomala, in quanto raramente si assiste a una condanna che va oltre la richiesta dei pm che avevano chiesto 2 anni. E proprio quei 6 mesi in più fanno scattare la legge Severino costringendo Minzolini a scontare la sua pena con un affidamento ai servizi sociali. Il suo seggio da senatore decaderà, idem il posto in Rai dove era in aspettativa. Inoltre scatterà la sospensione pure dall’ordine dei giornalisti. Quindi Minzolini non potrà nemmeno scrivere per qualche giornale. Anzi, se non trova un lavoro non può nemmeno scontare la condanna nei servizi sociali.

L’ABUSO
Per quanto riguarda l’ultimo caso, quello della rimozione della Ferrario, è stato condannato a 4 mesi di reclusione per abuso d’ufficio. In pratica l’accusa ha dimostrato di aver demansionato per circa un anno la conduttrice a seguito dei suoi rilievi sull’imparzialità dello stesso direttore sulle notizie diffuse sul processo Mills, al punto che la decisione è stata “conseguenza di una vendetta”. Cose che accadono solo alla Rai, primatista mondiale di cause aperte. Oggi la Ferrario è caporedattore e corrispondente da New York.

RAI PRIVATA O PUBBLICA?
Ma il nodo vero e proprio riguarda la Rai. L’azienda di Viale Mazzini sembra un mostro a due teste. Usa la prima per essere considerata un’azienda di pubblica amministrazione, in cui i reati di peculato e abuso d’ufficio restano vivi e vegeti. Usa la seconda testa quando bisogna trovare l’escamotage per non rispettare il tetto degli stipendi a direttori e dirigenti. E allora meglio far vedere di essere una società privata, che emette obbligazioni. Se fosse veramente privata il peculato sarebbe una truffa e l’abuso d’ufficio al massimo porterebbe al licenziamento.