“Mister tasse” rimane attaccato alla cattedra. Il Consiglio di Stato congela il caso Visco, che resta al suo posto

di Clemente Pistilli

La “partita” tra l’ex ministro Vincenzo Visco e il Ministero dell’istruzione si fa sempre più interessante e “Mister tasse” appare sempre più inamovibile. Tanto il ministro Maria Chiara Carrozza quanto il rettore dell’università “La Sapienza” di Roma, Luigi Frati, non hanno preso bene la battaglia del prof-politico per evitare di andare in pensione e la decisione dei giudici del Tar di lasciare all’ordinario di Scienza delle finanze la poltrona presso lo “Studium Urbis”, l’ultima vera a lui rimasta dopo aver detto addio alla politica nel 2008. Ministro e rettore hanno così fatto appello al Consiglio di Stato, paventando un grave danno per il “congelamento” dei provvedimenti che rendevano Visco solo un pensionato, ma niente da fare. Anche i magistrati di Palazzo Spada hanno deciso di lasciare l’ex ministro al suo posto, nell’attesa che il caso venga approfondito nel merito.

I tempi previsti

I tempi previsto sono lunghi e per l’uomo che, dopo aver trascorso un quarto di secolo in Parlamento, non si ricandidò dicendo “largo ai giovani” il momento di dire addio anche alla cattedra universitaria appare ancora lontano. Il rettore Frati aveva disposto che, dal 1 luglio, l’ex ministro andasse in pensione. Quando “Mister Tasse” ha ricevuto le prime comunicazioni sul collocamento a riposo dalla facoltà di Giurisprudenza ha però subito dato battaglia. Il presidente della III sezione del Tar del Lazio ha bloccato il provvedimento, nell’attesa di discutere del caso in aula e poi, ascoltate le ragioni del prof-politico, quelle dell’Università “La Sapienza” e del Ministero dell’Istruzione, a luglio i giudici Franco Bianchi, Francesco Brandileone e Ivo Correale hanno deciso di sospendere l’atto impugnato, lasciando il 71enne Vincenzo Visco al suo posto. Il ministro Carrozza e il rettore Frati hanno fatto appello, sostenendo appunto che quella cattedra lasciata all’ex ministro potrebbe portare un danno grave e irreparabile a “La Sapienza”.

I giudici del Consiglio di Stato non si sono convinti. Per loro il “comportamento dell’Amministrazione”, quello di mandare in pensione il 71enne dopo una carriera accademica lunga 44 anni, deve “trovare adeguato approfondimento nella fase di esame del merito della causa” e non vi sarebbero “sufficienti elementi a sostegno dell’invocato periculum in mora”. Per Visco la poltrona è ancora garantita.