Da controllore a controllato, un gioco ai Monopoli di Stato. Il caso dell’ex direttore del gaming online: passato senza colpo ferire a una multinazionale

Da controllore a controllato, un gioco ai Monopoli di Stato. Il caso dell’ex direttore del gaming online: passato senza colpo ferire a una multinazionale

Nel Paese degli eterni conflitti d’interessi, farsi beffa delle regole è un gioco. O, in questo caso, un gioco d’azzardo. La pessima abitudine di un controllore che diventa il controllato infatti non risparmia neppure il ricco settore del gaming. Anzi, proprio qui si registra uno dei casi più emblematici di porte girevoli tra pubblico e privato. Al centro della partita c’è l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Stato, dove un dirigente, Francesco Rodano, ha fatto carriera per nove anni consecutivi, a partire dal 2007, fino a diventarne direttore dei giochi online. Una responsabilità non da poco, perché sulle piattaforme digitali da tempo passano enormi cifre di denaro: la posta di scommettitori ai quali il Governo ha pensato poco nell’ultimo importante protocollo con gli Enti locali per regolare la presenza fisica dei punti vendita delle rivendite di giochi e lotterie. Rodano ha dunque contribuito fattivamente a regolamentare il gioco digitale nazionale.

Fatturati stellari – Come ricorda un numero di qualche tempo fa dell’agenzia d’informazione PressGiochi.it, durante il suo mandato questo dirigente “ha curato l’introduzione di una gamma di prodotti di igaming regolamentati tra cui il Poker nel 2008 e i giochi da casinò nel 2011, attirando più di 100 nuovi licenziatari per il mercato. Ciò ha contribuito alla crescita delle entrate dal mercato del gioco che hanno raggiunto circa 800 milioni id euro”. Si tratta dunque di un validissimo dirigente, entrato nel 2012 persino all’interno del Gruppo di lavoro della Commissione europea sul gioco d’azzardo. A furia di vedere tanti scommettere, alla fine però anche Rodano fa la sua puntata e nell’estate del 2016 molla l’Agenzia per andare a fare lo chief policy officer di Playtech, una multinazionale del gioco con sede a Londra. Un bel salto sul quale all’Agenzia all’epoca guidata da Alessandro Aronica, e solo successivamente da Giovanni Kessler, non si è deciso alcuno stop.

Porte girevoli – E dire che il decreto legislativo 165 del 2001, al conosciutissimo comma 16-ter dell’articolo 53, dice che “i dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle pubbliche amministrazioni non possono svolgere nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della pubblica amministrazione svolta attraverso i medesimi poteri. I contratti conclusi e gli incarichi conferiti in violazione di quanto sopra sono nulli ed è fatto divieto ai soggetti privati che li hanno conclusi o conferiti di contrattare con le pubbliche amministrazioni per i successivi tre anni, con l’obbligo di restituzione dei compensi eventualmente percepiti e accertati ad essi riferiti”. Un argine di cui a Playtech non è interessato molto, vista la scelta di chiamare Rodano, vantandosi ufficialmente in un comunicato della sua “influenza” sulla scena del gioco d’azzardo internazionale.