I mostri della finanza all’attacco. Ma il Governo può resistere. Parla l’economista Sapelli: lo spread è mera convenzione

"Con la vecchia politica guadagnano solo i tecnocrati"

Gli attacchi di Bankitalia e Fmi al Governo sulla Manovra? “Non c’è da temere. Sono in linea con la politica di austerity”. Ecco perché “il Governo deve tenere duro”. Non ha dubbi l’economista e noto conoscitore dei meccanismi finanziari, Giulio Sapelli. “Quanto sta accadendo – dice a La Notizia – è la prova che il Governo si sta muovendo nella giusta direzione”.
E gli attacchi di Bankitalia e Fmi?
Sono in linea con la politica di natura deflazionistica, che punta ad avere uno sviluppo economico non fondato sui mercati interni, ma su bassi salari, bassi prezzi delle merci semifinite e delle merci finite e di privilegiare una via che abbandona qualsiasi economia che ha fatto grande il mondo nei trent’anni dopo la Seconda Guerra Mondiale, che era fondata sull’economia mista.
Quest’economia, invece, cosa privilegia?
Privilegia alcuni Paesi esportatori invece che altri e, di contro, ha portato alla rovina altri Paesi ancora. Questa politica è stata terribile applicata ai Paesi che avevano eccesso di debito. Pensi all’Argentina che è di nuovo caduta in rovina. O alla Grecia: ha ridotto lo spread, ma ha molti più disoccupati ora di prima.
Mi scusi: lo spread, allora?
L’economia vera dovrebbe vedere la differenza di investimenti tra Germania e Italia, non lo spread. Che poi è una cosa puramente statistica e convenzionale.
Ma allora da cosa dipendono i continui attacchi all’Italia?
Dietro c’è evidentemente una concezione ideologica che favorisce la finanza rispetto all’economia reale e all’industria. Oramai è la concezione fondante di tutte le tecnocrazie internazionali che, ahimè, abbiamo creato dopo Bretton Woods e che ora si sono trasformate in mostri auto-gestiti e auto-riferiti.
Accuse pretestuose, dunque?
Quanto dicono sull’Italia dal loro punto di vista è legittimo. Però se applicassimo queste politiche, l’Italia cadrebbe ancora più in basso, avrebbe più disoccupati, continuerebbe avere meno spesa pubblica, aumenterebbe il debito. Però la finanza ci guadagnerebbe.
Il Governo cosa deve fare?
Deve tenere duro, non esitare più di tanto. E deve parlare con gli investitori, parlare col mercato in carne ed ossa.
E nei rapporti con l’Europa?
Basta alzare la voce con l’Europa, basta urlare, basta con la campagna elettorale. Bisogna negoziare, fare il giro delle capitali come mi pare Tria e Savona stiano già facendo. Se si devono fare le cose, non si gridi più, si punti invece sugli investimenti.
Qualche consiglio, in particolare?
Bisogna riformare le istituzioni pubblico-private. Bisogna fare in modo che Cassa Depositi e Prestiti facciano investimenti: non chips di qua e di là, ma puntino sugli investimenti. Cum grano salis, ovviamente. Ma così si crea reddito.
Nessun passo indietro, dunque?
Esattamente. Sapendo, però, che c’è un partito invisibile, non eletto, che esercita pressioni su tutti.
Di chi parliamo?
Parliamo del partito dei non eletti che ha rappresentanti anche nel Governo. Ma mi pare che ultimamente si sia avvicinato al partito degli eletti. E devo dire che è una cosa molto importante. Mi sembra che lo spirito di patria, di amore per il proprio del Paese stia nascendo molto più forte di quanto non ci sia. Che non è il nazionalismo o il sovranismo: queste sono cose di destra e non vanno bene.
Secondo lei il Governo avrebbe diritto a porre il veto sul bilancio Ue qualora dovessero bloccare la Manovra?
Mah, a me pare che il veto al bilancio Ue l’aveva minacciato Renzi, che invece piace alla finanza e al partito invisibile. Nel suo caso non si sono levati tutti questi scudi. Eppure lui aveva detto che avrebbe sforato oltre il 3%. Guardi, io penso che bisogna parlare, dialogare con tutti. Penso che bisogna parlare soprattutto tedesco oggi. Non per inveire, ma per dialogare.