Nel mirino due pusher africani. Desirée si poteva salvare. Si stringe il cerchio su chi non aiutò la ragazza trovata morta a San Lorenzo

Nuovi elementi sulla morte di Desirée Mariottini, la ragazza uccisa nel quartiere San Lorenzo a Roma

Drogata fino a farle perdere i sensi, poi abusata senza sosta anche quando era ormai priva di conoscenza e, in ultimo, lasciata morire in una lenta ed interminabile agonia. Se i contorni della vicenda che ha portato al decesso di Desirée Mariottini sono ormai chiari, tanto che i quattro aguzzini sono già stati arrestati, per la Procura di Roma l’indagine è tutt’altro che terminata e ci sarebbero altri quattro ricercati. Secondo quanto trapela, nel mirino del procuratore aggiunto Maria Monteleone e del pubblico ministero Stefano Pizza, sarebbero finiti due nordafricani ritenuti responsabili di aver procurato le sostanze stupefacenti e gli psicofarmaci, somministrati in un micidiale mix alla sedicenne, e altre due persone sospettate di aver aiutato la fuga del 32enne Yusif Salia, quest’ultimo arrestato a Foggia.

Gli altri tre fermati accusati di violenza e omicidio in concorso con Salia, tutti risultati irregolari e con precedenti penali per questioni di spaccio di stupefacenti, sono il senegalese Mamadou Gara di 27 anni, il 45 enne connazionale Brian Minteh e il nigeriano Chima Alinno di 46 anni. Non solo, gli inquirenti stanno anche valutando la posizione delle oltre dieci persone che, stando a quanto raccontato dai testimoni, erano presenti nello stabile la notte tra il 18 e il 19 ottobre, quando cioè Desirée veniva uccisa tra atroci sofferenze. Molti di questi, tra cui anche una ragazza ed un ragazzo italiano, pur non avendo avuto ruoli diretti nella triste fine della giovane, potrebbero finire nei guai per omissione di soccorso.

Nessuno, infatti, avrebbe fornito adeguata assistenza nonostante fosse ormai evidente che le condizioni di salute di Desirée erano ormai critiche. Tantomeno chiamavano i soccorsi che, secondo quanto emerge dall’analisi medica della salma, sarebbero stati in grado di salvarle la vita. Lo stesso referto autoptico aggiunge ulteriore orrore perché emerge che la ragazzina, la cui agonia sarebbe durata almeno 12 ore, potrebbe aver subito violenze anche post mortem. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, tutto sarebbe accaduto il pomeriggio del 18 ottobre.

Quel giorno la sedicenne si aggirava per l’edificio in cerca di droga ma senza soldi per pagarla. Stando alle testimonianze, la giovane appariva in evidente stato di astinenza e sembrava disposta a tutto pur di ottenere una dose. Anche a seguire quei ragazzi nordafricani che aveva conosciuto nel corso dell’ultimo mese, da quando cioè aveva iniziato a frequentare l’edificio di via dei Lucani, in una sudicia stanzetta. Qui l’inizio del calvario, con il branco che, secondo i pm, consapevole dei rischi, le somministrava uno spaventoso mix di sostanze per renderla incosciente e abusarne fino a causare il decesso.