Nel nome di Silvio

di Sergio Castelli

Dalla Camera al Senato. Basta poco per spostare le polemiche da un presidente all’altro. A finire sotto tiro questa volta è il presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso. La decisione di costituire il Senato parte civile nei confronti dell’ex premier Silvio Berlusconi, nel processo per la compravendita di senatori, sta scatenando il putiferio con la durissima reazione di tutti gli esponenti di Forza Italia. Prima la richiesta univoca da parte di tutto il centrodestra di chiarire la propria posizione davanti al Senato della Repubblica, poi il passo ulteriore da parte di Forza Italia che, da quanto si apprende, starebbe studiando una mozione di censura nei confronti di Grasso. Sono proprio i massimalisti che stanno provando a mettere in discussione la figura della seconda carica dello Stato. C’è poi un’altra linea, più light, quella di coloro che si “accontenterebbero” di rimettere in discussione la costituzione parte civile del Senato.

La difesa
Non ci sta a passare per quello di parte. E Grasso si difende: “Ho deciso tutto da solo, sono e sarò superpartes”, ha affermato il presidente di Palazzo Madama, “ho agito per difendere la dignità del Senato. Non sono un vigliacco, per questo motivo ho deciso di venire in Aula per ascoltare quanto c’era da dire su questo tema”. A chi, invece, ha sostenuto che mai prima d’ora fosse accaduto che uno dei due rami del Parlamento si costituisse parte civile in un processo Grasso ha replicato: “Non è mai accaduto che ci fossero stati senatori, anzi ex per fortuna, che hanno rappresentato certe cose”. Nemmeno il tempo di spiegare che si stava riferendo all’ex senatore Sergio De Gregorio, che dai banchi di Forza Italia si è alzata la sommossa ritenendo il discorso riferito al loro leader Berlusconi. A quel punto i senatori azzurri hanno lasciato l’Aula gridando e fischiando il presidente. Fuori dal Parlamento dalla parte di Grasso si sono invece schierati il presidente dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro e Fabio Roia, presidente di sezione al tribunale di Milano che ha spiegato anche quello che verrebbe riconosciuto al Senato in caso di condanna dell’imputato Berlusconi. “Si può ipotizzare un risarcimento del danno legato alla lesione di immagine a meno che il Senato dimostri di aver subito anche un altro tipo di danno, magari patrimoniale, come potrebbe essere per esempio nel caso teorico in cui avesse corrisposto l’indennità a qualcuno che non aveva titolo per essere senatore”.

Gli antitoga
Il centrodestra sembra nuovamente tutto unito. Nel nome di Berlusconi e contro Grasso. “Con il suo intervento Grasso ha riconfermato di non aver mai smesso la toga di procuratore e di magistrato e quindi di non essere adeguato a svolgere il ruolo di presidente del Senato”, ha attaccato il senatore Fi Altero Matteoli, “Siamo ancor più convinti sia urgente riformare la giustizia e che venga previsto che gli ex magistrati (che abbiano lasciato la magistratura da almeno cinque anni) non possano candidarsi in Parlamento”. All’attacco anche dal Nuovo Centrodestra con Roberto Formigoni in prima linea ad aprire oscuri presagi su tutto il pacchetto riforme: ”Grasso vuol mettere a repentaglio l’intesa Renzi-Berlusconi-Ncd per la riforma elettorale: è chiaro che sono tutti impedimenti forti che minano il cammino della difficile intesa tra forze diverse”. Ma dietro la decisione di Grasso il partito di Berlusconi ha lanciato il sospetto di un’influenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, augurandosi però di sbagliare.