Nel salva banche un piatto ricco per i signori della parcella. E la casta degli arbitri comincia a far festa

di Stefano Sansonetti

Un vero e proprio dramma per i piccoli risparmiatori che hanno perso i loro soldi. Ma una potenziale gallina dalle uovo d’oro per chi presto potrebbe essere chiamato a decidere il destino dei vari rimborsi. Non c’è niente da fare: la vicenda dei crac bancari, che ha coinvolto Banca Popolare dell’Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife, è la classica medaglia a due facce. Quella finora venuta poco alla luce è contenuta nell’emendamento governativo alla Manovra in cui si cerca di delineare il percorso per venire incontro agli obbligazionisti rimasti gabbati. Ebbene, ne viene fuori che le pretese degli obbligazionisti saranno valutate caso per caso da “arbitri”. E qui la mente non può non andare a una delle fonti si spreco che spesso a parole i vari Governi hanno detto di voler contrastare.

IL QUADRO
E’ appena il caso di ricordare che gli arbitri sono avvocati, professori, magistrati a cui spesso le Pubbliche amministrazioni si affidano per risolvere determinate controversie. Il tutto dietro l’esborso di lauti compensi. Gli esempi nel corso della storia recente si sprecano. Ora, con l’emendamento governativo alla “casta” degli arbitri viene spalancata una bella porta. Il modo è presto detto. Per rimborsare gli obbligazionisti che dimostreranno di essere stati ingannati l’Esecutivo guidato da Matteo Renzi ha istituito un Fondo di solidarietà che dovrebbe avere una dotazione da 100 milioni di euro. Questa provvista sarà alimentata dal Fondo interbancario di tutela dei depositi, il cui scopo è garantire i depositanti delle banche consorziate. Considerando che i clienti retail delle quattro banche colpiti a vario titolo dai crac sono 10.500, per un controvalore investito di 329 milioni, ci si chiede come funzionerà questo Fondo di solidarietà. Soprattutto tenendo a mente che andranno rimborsati in via prioritaria le fasce più “deboli” di risparmiatori. L’emendamento dice che la gestione del Fondo sarà disciplinata da uno o più decreti del ministero dell’economia guidato da Pier Carlo Padoan. Poi si fa capire che le procedure di rimborso potranno essere in tutto o in parte di natura arbitrale, cioè affidate alle decisioni di collegi arbitrali. In un primo tempo si pensava che i rimborsi potessero essere decisi dalla Consob. Ipotesi che sarebbe stata scartata per non alimentare accuse di conflitto d’interessi, visto che la Consob doveva vigilare sulle emissioni obbligazionarie. E questo sarebbe il motivo per cui alla fine l’Esecutivo targato Renzi ha deciso di tirare in ballo proprio i collegi arbitrali.

GLI SVILUPPI
L’emendamento si limita a dire che con decreto del presidente del consiglio, sentito il ministro dell’economia, gli arbitri potranno essere scelti tra persone “di comprovata imparzialità, indipendenza, professionalità e onorabilità”. Per il supporto organizzativo, inoltre, ci si potrà avvalere di camere arbitrali già esistenti. Tra queste, per esempio, c’è quella della stessa Consob. E non è chiaro se la Commissione guidata da Giuseppe Vegas potrebbe rientrare in gioco attraverso questa finestra. Il dato certo è che la strada principale scelta dal Governo chiama in causa gli arbitri. E comporterà la corresponsioni di lauti compensi. Da dove verranno preso i soldi per remunerare la laute parcelle? L’emendamento governativo dice sul punto che sarà lo stesso decreto del presidente del consiglio dei ministri a definire le modalità “per la copertura dei costi delle medesime procedure a carico del Fondo”. Il che ha del paradossale. In base alla proposta governativa, infatti, lo stesso Fondo di solidarietà creato per rimborsare gli obbligazionisti gabbati dovrebbe essere utilizzato per pagare i compensi agli arbitri, sottraendo così risorse agli investitori. Possibile sia questo l’esito finale? Per evitare quello che sarebbe l’ennesimo pateracchio, allora, è possibile che in sede di elaborazione del decreto attuativo palazzo Chigi individui un altro fondo da cui attingere risorse per pagare i compensi. Magari potrebbe essere il Fondo consumatori. Che alla fine, in ogni caso, rischierebbero di rimetterci.

Twitter: @SSansonetti