Nelle stanze del potere comanda il “diavolo”. Pedersoli debutta con un thriller politico. Che diventa monito per il Governo Conte

Che Giuseppe Pedersoli sia un mirabile sceneggiatore è notorio. Ma con “Il patto del diavolo”, suo romanzo d’esordio, dimostra di essere anche un eccelso scrittore

Un cronista pronto a tutto pur di portare a casa lo scoop. Un primo ministro a capo di un Governo, nel segno del “cambiamento”. Un portaborse che diventa ministro dell’Economia ma che, al tempo stesso, si ritrova imbrigliato in un sistema più grande di lui, in una rete inestricabile di minacce da cui diventa impossibile uscire. E poi lui, “lo Spagnolo”, uomo di lobby e massoneria, che è disposto a far uscire l’Italia dall’abisso in cui è sprofondata, comprando a suon di miliardi il debito pubblico italiano, in nome di interessi occulti. Che Giuseppe Pedersoli sia un mirabile sceneggiatore è fatto notorio. Ma con “Il patto del diavolo” (Sovera Edizioni), suo romanzo d’esordio, dimostra di essere anche un eccelso  scrittore.

Personaggi ed episodi si incastrano in una trama fitta  e incalzante che trattiene il lettore col fiato sospeso dalla prima all’ultima pagina. Tutto comincia con una cartella. Lì dentro ci sono documenti scottanti, “che faranno cadere il Governo”, dice il giornalista Reali al suo direttore. Poi un incidente. Reali muore. Ma non è un fatto casuale.Quando la notizia arriva a Palazzo Chigi, presidente del Consiglio e ministro dell’Economia sanno che dietro c’è ancora lui, lo Spagnolo. Perché è impossibile uscire da una rete di ricatti di cui il Governo – e dunque il sistema Italia – è diventata vittima sacrificale. Un “patto col diavolo”, dunque. Che è impossibile sciogliere. Pedersoli costruisce una storia nella quale nulla accade per caso: tutti sono parte di un gioco messo in piedi da lobby e massoneria, per le quali anche uccidere è uno strumento giustificabile in nome del dio denaro. Ma ciò che realmente stupisce del romanzo è che, per quanto la trama sembri paradossale, assurda, folle, non si riesce a fare a meno di leggere, di divorare pagina dopo pagina. Perché quel ritratto paradossale, assurdo, folle è realizzabile, è verosimile, è reale. Quel ricatto può toccare tutti, specie chi si pone come “cambiamento” a tutti i costi e poi si imbatte in una crisi nera da cui si è disposti a tutto pur di uscire. Un romanzo premonitore: quel senso di renovatio sembra calzare a pennello sul Governo giallo-verde. Sperando, ovviamente, che il finale disegnato da Pedersoli resti solo un romanzo.