Nemmeno i giudici hanno a cuore la vita delle donne. Dopo un anno ancora si attende la prima udienza del processo. E intanto resta impunito un uomo reo confesso dell’omicidio della compagna

È trascorso un anno senza che venisse fissata la prima udienza del processo. I giudici del Tribunale di Reggio Emilia hanno lasciato per il momento impunito un uomo reo confesso dell’omicidio della compagna. Succede anche questo in Italia. Altro che giustizia lumaca. Qui la giustizia è morta. Si fa tanto parlare di femminicidio, specie dopo il “bollettino di guerra” di questi ultimi giorni: tre donne uccise a Livorno, Ostia e Roma nell’arco di sole 48 ore. Poi, però, quando si tratta di punire i colpevoli di queste violenze atroci e vigliacche ci si “dimentica” di rispettare i termini giudiziari.

La sera del 19 aprile 2012 Ivan Forte, 27 anni, uccise la compagna Tiziana Olivieri, 41 anni, a Fontana di Rubiera, nel Reggiano, strangolandola. Per cercare di cancellare le prove del delitto l’uomo appiccò fuoco nella stanza da letto. Dopo aver portato in salvo il figlioletto, diede l’allarme ai vicini di casa, esortandoli a fuggire perché la casa stava bruciando e Tiziana era bloccata in casa. Simulò di volerla salvare, ma sapeva che la donna era già morta. Il giorno dopo Forte confessò l’omicidio e finì in carcere. Lì ci è rimasto per poco più di dodici mesi, senza mettere mai piede in un’aula di tribunale. Sabato scorso, infatti, è uscito di galera per “decorrenza dei termini di custodia cautelare”. Il pm Valentina Salvi, a suo tempo, aveva richiesto il giudizio immediato per il 27enne, ma il gip non glielo aveva accordato.

Ora Ivan è tornato a Castrovillari, in provincia di Cosenza, il paese calabrese in cui viveva prima di andare a convivere con Tiziana a Rubiera. È sottoposto all’obbligo di dimora nella casa dei familiari, dalla quale non potrà uscire nelle ore notturne, e all’obbligo di firma tre volte a settimana.

La notizia della scarcerazione ha lasciato sbigottiti la madre e il fratello della donna uccisa, con il quali ora vive il piccolo Nicolò (due anni appena compiuti). “È libero anche di venire ad ammazzarci, di portare via suo figlio – si è sfogato Alessandro Olivieri, fratello di Tiziana – Tanto che cosa ha da perdere questo ragazzo? Ha già confessato un omicidio, che cosa gli cambia? Lo Stato ci ha abbandonati, questa è una vergogna”.