Niente fiere né Salone, il Sud resta senza libri. A Torino è un trionfo e nessuno pensa al Mezzogiorno

La situazione dell’editoria italiana, a poche ore dalla chiusura del Salone del Libro di Torino, capovolge il tradizionale proverbio.

Se Maometto non va alla montagna, la montagna resta dov’è. Immobile. La situazione dell’editoria italiana, a poche ore dalla chiusura del Salone del Libro di Torino, capovolge il tradizionale proverbio: perché se i lettori sono di meno al Sud, non si fa nulla per portare eventi editoriali al Mezzogiorno. Questo mercato sembra dunque riflettere la situazione generale del Paese: l’attenzione al rilancio meridionale esiste solo sulla carta. Il Salone di Torino ha stracciato in termini di presenze, praticamente raddoppiate, il Tempo di Libri organizzato dall’Associazione italiana editori (Aie) a Milano, nel mese aprile: il confronto è impietoso, viste anche le date così ravvicinate. Del resto il bagno di sangue era stato ampiamente previsto dagli addetti ai lavori.

Derby del Nord – Come immaginabile sono iniziate le schermaglie sulle date per il prossimo anno: Torino ha scelto dal 10 al 14 maggio 2018, giocando di anticipo rispetto alla concorrenza che invece si sta leccando ancora le ferite. Questo vuol dire che una vera “pace” è lontana. La polemica resta comunque racchiusa in pochi chilometri, in una torre d’avorio che relega la realtà meridionale sempre più in disparte. E, al momento, nessuno ha davvero preso in seria considerazione l’ipotesi di traslocare un appuntamento del genere in una grande città del Sud. In passato era circolata l’idea di investire Bari della responsabilità di trainare un evento di rilievo al di sotto di Roma (che ha Più libri più liberi in calendario a dicembre). I grandi poli per ospitare un Salone non mancano: serve solo sviluppare un progetto. La questione è però in stand-by, perché al momento la sfida si concentra sul derby settentrionale Milano-Torino. Con l’Aie presieduta da Federico Motta  che potrebbe vivere una resa dei conti interna.

Dati terribili – Le statistiche raccontano una realtà agghiacciante per il Sud Italia. La ricerca Istat risalente al 2015 ha rilevato che i non lettori (quelli che non hanno aperto nemmeno in libro in 12 mesi) nel Mezzogiorno sono al 69,3%. il  primato negativo nella graduatoria regionale spetta a Campania (71%) e Puglia (70,2%): più dei terzi della popolazione residente non sfoglia le pagine di un testo, sia esso romanzo o un saggio. Una recente ricerca dell’Aie, relativa al 2016, non ha rilevato grossi cambiamenti: i non lettori meridionali sono il 69,2%. Con la Calabria che ha fatto registrare un balzo al 73%, mentre Puglia e Campania sono sostanzialmente rimaste stabili. Solo il Molise ha un dato leggermente migliore con il 63% di non lettori. Ma resta una differenza siderale con il Nord, dove i lettori superano il 50%. Cosa dire poi del fatto che mancano addirittura le librerie? Secondo un dossier, la percentuale di assenza di librai, nei Comuni del Sud con più di 10mila abitanti, si attesta al 33,3%: più di 1 su 3. Insomma, un giro di numeri che tratteggia un quadro preoccupante, mentre il dibattito è concentrato sulle due grandi metropoli del Nord. E dire che gli editori di successo n non mancano: Laterza in Puglia, Rubbettino in Calabria, Sellerio in Sicilia sono solo alcuni esempi più noti. Ma sono tante altre le realtà del settore che nascono, ritagliandosi una fetta importante di mercato. Proprio al Salone del Libro la vivacità di tanti coraggiosi editori meridionali è stata premiata dall’attenzione e dalle vendite.

Buoni esempi – In materia di eventi, le iniziative al Sud sono affidate alla buona volontà delle associazioni, costrette a barcamenarsi tra mille difficoltà. Basti pensare che a Napoli torna una fiera dell’editoria solo quest’anno con Ricomincio dai libri, che sarà ospitata dall’ex Ospedale della Pace, in Via Tribunali, dal 29 settembre all’1 ottobre. Fino a oggi non c’era nulla. La manifestazione, alla quarta edizione, negli anni scorsi si era infatti svolta a San Giorgio a Cremano, Comune nell’hinterland napoletano, ma comunque al di fuori del capoluogo campano. Il tutto è stato ideato da alcune associazioni culturali locali: Librincircolo, La Bottega delle Parole, Parole Alate e la Cooperativa Sociale Sepofà. Ad aprile si era pure parlato del progetto di Rosario Bianco, Diego Guida e dal presidente Alessandro Polidoro, con la fondazione del comitato Liber@arte, che aveva ipotizzato il lancio di un salone a Napoli sullo stile di quello torinese. Si attendono alleanze in tal senso. Per il resto in Puglia c’è il Libro Possibile a Polignano (Bari) e Libri nel borgo antico a Bisceglie (sempre nel barese). Manifestazioni lodevoli, ma che non possono competere con quelle più prestigiose. Ma non possono essere neppure paragonate alla fiera della piccola e media editoria di Roma, che di sicuro non è la principale. È vero che un singolo evento non può rappresentare la salvezza. Ma andando avanto così la spirale di disperazione per la scomparsa dei lettori, soprattutto al Sud, rischia di essere inarrestabile.