Non c’è pace per l’Ilva. Ora si indaga pure per traffico internazionale di rifiuti. Anche con gli impianti sotto sequestro, tonnellate di scorie partivano verso il Brasile

Ilva ancora nel mirino. E ancora una volta la gestione dei Riva. La procura di Taranto sta indagando su un presunto traffico internazionale di rifiuti.

Ilva ancora nel mirino. E ancora una volta sotto la lente degli inquirenti finisce la gestione dei Riva. La procura di Taranto, infatti, sta indagando su un presunto traffico internazionale di rifiuti. Risultano iscritti nel registro degli indagati per traffico illecito di rifiuti due ex direttori dello stabilimento, Adolfo Buffo e Luigi Capogrosso, già imputati nel maxi processo “Ambiente svenduto”. Una nuova inchiesta, dunque, travolge il siderurgico, proprio mentre è in corso la vendita della società che il Governo Renzi vorrebbe concludere a stretto giro. Secondo quanto sta emergendo, nel 2012 l’Ilva avrebbe effettuato “plurime spedizioni transfrontaliere di rifiuti costituiti dalla loppa d’altoforno verso il Brasile, in assenza delle garanzie e delle formalità previste dalla normativa dello Stato ricevente”. L’inchiesta riguarda in particolare quattro spedizioni, la prima da quasi 50mila tonnellate del 21 giugno 2012, solo un mese prima del ciclone giudiziario di “Ambiente svenduto” che portò all’arresto di otto, fra proprietari e dirigenti dell’industria e al sequestro dell’intera area a caldo dello stabilimento. Non solo: dalle prime ricostruzioni emerge che, nonostante gli arresti e le pesanti contestazioni di disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari, l’Ilva non si fermò. A settembre, con gli impianti sotto sequestro e l’intera dirigenza inquisita, partirono alla volta del Brasile altre due spedizioni, una da 50mila tonnellate e una da ben 72mila. La quarta a novembre dello stesso anno, altre 50mila tonnellate.

Come detto, i due ex direttori sono indagati anche nel troncone uno sull’Ilva, “Ambiente svenduto”. Buffo, direttore Ilva fino a maggio 2013, è accusato di disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari, rimozione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, violazioni del testo unico per l’Ambiente e dell’omicidio colposo di due lavoratori: Claudio Marsella, il manovratore schiacciato da un treno all’interno dell’Ilva il 30 ottobre 2012 e  Francesco Zaccaria, il gruista volato in mare il 28 novembre dello stesso anno, quando il siderurgico fu colpito da una tromba d’aria.

Capogrosso è invece accusato di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari insieme con Emilio (scomparso ad aprile 2014), Nicola e Fabio Riva, il factotum Girolamo Archinà.