I diritti non entrano a scuola. Umiliati i disabili: il Governo in ritardo nell’assegnazione dei fondi

Non tutti hanno varcato la porta d’ingresso di scuola. Perché, a conti fatti, il nostro Stato non garantisce istruzione agli alunni e studenti disabili

Articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti”. I capaci e meritevoli “anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Principi saldi, ma solo sulla carta. Perché la realtà, purtroppo, dice tutt’altro. Da Nord a Sud, infatti, le campanelle del primo giorno di scuola sono già suonate, ma non tutti hanno varcato la porta d’ingresso dei propri edifici scolastici. Perché, a conti fatti, il nostro Stato non garantisce istruzione agli alunni e studenti disabili. Andiamo a Napoli. Qui circa 600 studenti affetti da handicap ancora non tornano a scuola, nonostante da giovedì i loro compagni siano tornati tra i banchi. Il motivo? Mancano i fondi necessari per affidare il servizio di sostegno e assistenza. Situazione analoga anche in Sicilia. A Palermo, denunciano le associazioni, “non sono stati garantiti i servizi di assistenza igienico-personale, quelli di autonomia e comunicazione e il servizio di trasporto, con la conseguenza che gli studenti con disabilità sono stati costretti a restare a casa”. E al Nord? La situazione non cambia. Nel Veneto mancano insegnanti di sostegno. Il buco, secondo quanto ci dicono dalla Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), è clamoroso: servirebbero circa mille insegnanti di sostegno in più. In Lombardia l’emergenza è ancora più eclatante, specie nel milanese dove centinaia di studenti non possono ancora andare a scuola, visto che nessuno assicura loro il benché minimo servizio. Ma qui c’è anche la beffa. La Città Metropolitana di Milano, infatti, deve ancora corrispondere il saldo di quanto anticipato direttamente da molte famiglie lo scorso anno per gli interventi assistenziali.

DELIRIO DELRIO – Ma di chi è la colpa? “Quello che osserviamo – ci dice Salvatore Nocera, della Fish – è uno scollamento totale delle istituzioni, che porta a un’assenza totale della tutela dei diritti fondamentali”. E nel continuo scaricabarile tra Governo, Regioni e Comuni, i bambini restano a casa. Cerchiamo di riavvolgere il nastro. Tutto nasce addirittura nel 2014, con la ormai tristemente nota riforma Delrio, in seguito alla quale le Regioni avrebbero dovuto assegnare a sé o ai Comuni le competenze riguardanti l’assistenza scolastica. Peccato però che da allora nulla è stato fatto, né nel 2014 né nel 2015. Solo il 21 luglio di quest’anno sono stati assegnati e distribuiti 70 milioni. Ma il dramma non finisce, dato che la distribuzione segue, per il 40%, la spesa storica e non l’effettivo fabbisogno ad oggi. Con la conseguenza che molti territori, specie al Sud, si trovano senza il becco di un quattrino. Ma non basta: “senza alcuna motivazione, la Regioni a statuto speciale sono state totalmente escluse dai fondi”. Senza dimenticare che, visto l’evidente ritardo nell’assegnazione dei fondi, “i bandi ancora devono essere pubblicati”, continua Nocera. Ritardi clamorosi, insomma. E ora il rischio è che “si intraprendano vie legali contro gli enti interessati”. Intanto i disabili attendono. A casa.

Twitter: @CarmineGazzanni