Borse nella tempesta. Senza governo, la tregua dei mercati dura poco

di Monica Setta

“Non mi sorprende vedere che il mercato sta ancora accordando una relativa fiducia al nostro Paese. L’Italia gode sulle piazze finanziarie internazionali di una credibilità tuttora buona, anche se i tempi della tregua sono cortissimi. O si fa un esecutivo di larghe intese Pd e Pdl oppure saranno guai per tutti”. Benito Benedini, già falco della Confindustria alla guida della Federchimica alla fine degli anni 90, quindi leader dell’Assolombarda dal 1997 al 2001, oggi alla guida della federazione nazionale dei cavalieri del lavoro che riunisce il fior fiore delle aziende italiane pari al 30 per cento del prodotto interno lordo. Benedini fu il primo ad intuire l’esigenza di una cura “tecnica” per il sistema paese e ancora adesso, parlando di Mario Monti, sostiene che il Professore è stato la “salvezza dell’Italia” e se non fosse “salito in politica” (portando a casa un gramo risultato dopo le ultime elezioni) il presidente della Repubblica avrebbe affidato a lui il compito di traghettare l’Italia verso nuove elezioni, dopo la riforma elettorale. Ma Monti, come precisa Benedini, ha fatto la sua parte. E in questa delicatissima fase abbiamo bisogno più che mai di un esecutivo politico, una coalizione di moderati sostenuta da Pd e Pdl che faccia le riforme più urgenti sul piano politico ed economico. In questa intervista a La Notizia, Benedini che è anche “ saggio” insieme a Gianfrancesco Imperiali e a Patrizia Giangrossi nella ricerca del nuovo presidente dell’Assolombarda – dove si profila un confronto fra Gianfelice Rocca e Giorgio Basile per il dopo Alberto Meomartini – parla di Matteo Renzi, di Pier Luigi Bersani e di Silvio Berlusconi senza fare sconti. Come nella migliore tradizione quando in viale dell’Astronomia, Benito il duro veniva chiamato, a causa della sua proverbiale schiettezza, l’uomo senza diplomazia. Il che, lo precisiamo, è sempre stato per lui un complimento.
Domanda. Dopo i tre giorni di stop per la Pasqua, la riapertura delle Borse ieri in Europa ha avuto il sapore di una specie di “giudizio universale” sugli ultimi sviluppi della situazione politica italiana e sulla scelta del presidente Giorgio Napolitano di affidare al gruppo dei saggi alcune proposte concrete da affidare al Parlamento. Come interpreta lei il tentativo del Quirinale mentre aleggia sui mercati la scure di Moody’s sempre pronta a scattare in situazioni di così grande incertezza?
Risposta. “Leggo sui giornali Esteri che Gran Bretagna e America considerano la creazione delle commissioni di saggi un tentativo del Capo dello Stato di guadagnare tempo evitando nuove e rischiose reazioni dei mercati finanziari. In realtà, se i tempi dell’operazione saranno piuttosto stretti, io credo che Napolitano abbia compiuto la scelta giusta. Diversamente, qualora il rinvio si trascinasse, le dietrologie sia mediatiche che finanziarie potrebbero esplodere. In queste ore ė necessario più che mai capire se esista il timore di una espansione al resto dell’euro zona della crisi cipriota. Non è un mistero per nessuno che gli effetti della crisi italiana stanno appesantendo l’euro”.
D. Ė vero, la moneta europea viene scambiata a 1,2813 dollari vicina dunque ai minimi di 4 mesi fa. Eppure Goldman Sachs sostiene che i buoni del Tesoro italiani sono un investimento migliore dei bund tedeschi…
R. “Dal punto di vista del rendimento ciò è innegabile. Ma vorrei tornare agli scenari. Concordo sul fatto che i mercati Esteri stanno concedendo al nostro Paese ancora crediti importanti, ma sono sicuro che, se non riusciremo a formare un esecutivo in tempi molto stretti, ci salteranno tutti addosso. Guardando i fondamentali l’Italia sta meglio della Francia, però l’instabilità politica si paga a prezzo carissimo. Napolitano finora ha agito in modo esemplare. Ha fatto benissimo a non dimettersi perchè le sue dimissioni avrebbero creato un danno certo al Paese con ripercussioni sensibilissime sui mercati finanziari. Anche l’idea delle commissioni dei saggi ė buona. L’importante, lo ripeto, è fare presto. Solo così si riuscirà ad azzerare l’effetto negativo delle cosiddette dietrologie. A sentire i rumors mediatici, già ora si dice che tutto questo farebbe il gioco della sinistra che punta a far tornare in campo Bersani come premier e ad avere un suo candidato per il dopo Napolitano. Sono voci dei mercati, dietrologie, retroscena che si possono evitare puntando rapidamente ad un esecutivo politico sostenuto da Pd e Pdl. Il premier deve essere un politico perchè il Paese non accetterebbe nuovamente il ricorso ad un tecnico estero fosse pure super partes e con un enorme prestigio personale”.

Il regno: dalla chimica al grano

Milanese, classe 1934, Benito Benedini è uno degli industriali più influenti del sistema Confindustria e punto di riferimento dell’Assolombarda. Una carriera iniziata in Price Waterhouse & C. come auditor, ha ricoperto successivamente incarichi di crescente responsabilità in varie aziende, fino a diventare presidente del Gruppo Inmont in Italia e in Europa.
Nel 1989 acquisisce il Gruppo Colorama, leader italiano nel settore degli inchiostri da stampa e all’inizio del 1992 realizza una joint venture con il Gruppo Total SA, effettuando la fusione del suo Gruppo con la società Coates Lorilleux. Nel 2000 entra nel settore delle telecomunicazioni e dell’information technology. Nel 2004 costituisce la Progetto Grano e rileva nel 2006 l’intero Gruppo Italgrani Usa, operante nel settore della commercializzazione, dello stoccaggio e della macinazione di cereali, con 7 stabilimenti negli Stati Uniti. Il suo gruppo è oggi leader incontrastato nel settore cerealicolo del grano duro sul mercato americano. Nel 2008 entra a far parte del Gruppo Benedini la HRA Consulting Srl, società di servizi e consulenza che opera nell’area amministrativa. Presidente di Federchimica dal giugno 1993 al giugno 1997 e di Assolombarda dal giugno 1997 al giugno 2001, è stato anche presidente di Fondimpresa. Dal 24 ottobre del 2007 è presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro.

D. Proprio al nostro giornale, pochi giorni fa, Sergio Dompè ha detto che come presidente del consiglio super partes, considerata l’estrema delicatezza del momento politico ed economico, vedrebbe bene il leader della Banca centrale europea Mario Draghi. Che ne pensa?
R. “Stimo moltissimo Draghi che è la nostra fortuna nella sua attuale collocazione al vertice della Banca centrale europea. Direi che lasciarlo lavorare dove sta ė il massimo. Ritengo che Bersani e Berlusconi non siano spendibili mentre una ipotesi plausibile sarebbe quella di Gianni Letta anche se ritengo che questo nome sia stato già “bruciato” nel gioco delle nomination. Ottimo anche Matteo Renzi che gode in questo momento di grande consenso. Tuttavia il suo tempo non ė ancora questo, ne avrà di chances in futuro! Comunque non spetta a me fare dei nomi, a me, come imprenditore, compete soltanto il ruolo di chi spinge per fare presto perchè la recessione è destinata a peggiorare, lo spread è in salita e le agenzie di rating minacciano di declassare il nostro debito. Eppure con il ribasso dell’euro questo potrebbe essere almeno sulla carta il momento giusto per rilanciare la nostra economia e agganciarla al treno della ripresa che parte dagli Usa e che ha già contagiato altri paesi europei. Avere un governo che faccia immediatamente le riforme politiche ed economiche è fondamentale per non perdere questo momento importante”.
D. Monti, lo ha votato?
R. “Monti ha guidato un governo che è riuscito a disegnare riforme significative. Se non fosse salito in politica, oggi l’incarico sarebbe suo. E probabilmente riuscirebbe anche a fare bene”.
D. Tornando a Cipro, volevo chiederle se esista, a suo dire, una tensione separatista dall’europa che possa avere ripercussioni anche sulla nostra economia. Secondo lei c’ė un rischio di questo genere?
R. “La crisi di Cipro è stata risolta in maniera giusta e il prezzo pagato dalla popolazione ha salvato le fasce più deboli come era necessario. Tutta la vicenda però ha evidenziato una certa stanchezza da parte dell’Unione europea. Nel tempo forse la tensione fra paesi nordici e paesi del sud potrebbe portare ad una rottura in sede europea. Ma non ė un tema oggi all’ordine del giorno. Non ci sono tensioni separatiste che gravano sul nostro paese. Il problema dell’Italia ė legato profondamente all’instabilità politica ed ė qui che dobbiamo agire al più presto. Altrimenti per le imprese italiane non ci sarà più tempo!”.