Non sciogliere il Campidoglio. Bindi soft su Mafia Capitale. La presidente antimafia: serve una legge speciale. Le grandi città in fasi gravi vanno affiancate

Da una parte la presidente della commissione parlamentare antimafia. Dall’altra esponenti del Pd. In mezzo le due relazioni sui fatti di Mafia capitale. Si fa caldo il clima nell’organismo bicamerale dopo la decisione della presidente Rosy Bindi di convocare una seduta che inizi l’esame delle carte su quanto portato alla luce dall’inchiesta Mondo di mezzo. Sul tavolo ci sono i documenti prodotti dai commissari prefettizi e quello con le conclusioni dell’attuale rappresentante del governo Franco Gabrielli. Circa duemila pagine con conclusioni differenti: secondo la prima ci sono i presupposti per lo scioglimento del Comune di Roma per mafia, per la seconda si raccomandano soltanto interventi mirati in alcuni settori della macchina amministrativa capitolina. La presidente vuole vederci chiaro.

LA RELAZIONE
E ieri ha reso pubbliche le sue considerazioni, nonostante le polemiche di una parte del Partito democratico. “Vista l’oggettiva straordinarietà della situazione di Roma, servono strumenti straordinari che il governo dovrebbe adottare, come un decreto legge che traendo spunto dalla situazione romana, introduca strumenti ad hoc per affrontare le difficoltà di Comuni molto grandi non da sciogliere o infiltrati solo in parte”.

LA TERZA VIA
In particolare per i grandi Comuni “serve una terza via tra scioglimento e non scioglimento, una sorta di tutoraggio e di assistenza dello Stato all’ente locale senza che questo debba essere sciolto e commissariato. Serve una fase di accompagnamento temporaneo – ha spiegato – per il ripristino dell’amministrazione e della legalità che non privi un Comune della guida politica ma lo rafforzi”. E ancora: il caso di Mafia Capitale ha rivelato “una situazione gravissima se un Comune grande come quello di Roma” guidato dal sindaco Ignazio Marino (Pd) “si mostra fragile e indifeso di fronte a una piccola mafia, un sodalizio criminale che ha occupato spazi rilevanti, condizionando pesantemente l’azione politica e amministrativa”. Insomma, il giudizio su ciò che è accaduto nella Capitale è chiaro. Ma sciogliere ora il comune sarebbe sbagliato. Meglio trovare una terza via. Stavolta Rosy è stata più democristiana dei democristiani. Ha lasciato la patata, bollente, nelle mani di Renzi.

LE REAZIONI
Al termine della seduta, dal Movimento 5 Stelle è Mario Michele Giarrusso, componente della medesima commissione, ad attaccare la Bindi: “Lei – ha dichiarato il pentastellato – non può mettere la museruola alla commissione”. Giarrusso aveva chiesto di intervenire ma, dopo le comunicazioni, la seduta non ha previsto repliche e si è aggiornata. “Sentiremo il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, appena sarà disponibile – ha detto Bindi – e quella potrà essere l’occasione per riprendere la discussione”.