Non solo i Bonus da 600 euro. In Parlamento c’è chi ha preso anche i contributi Covid per le imprese garantiti dallo Stato. Top secret le identità dei beneficiari

Non solo 600 euro. Conferme ufficiali non se ne trovano, ma il caso dei parlamentari che hanno beneficiato degli aiuti previsti per l’emergenza coronavirus sembra destinato ad allargarsi. Diversi deputati e senatori, imprenditori di professione e politici per passione, avrebbero infatti chiesto e ottenuto i prestiti garantiti dallo Stato con il Decreto Liquidità e l’Inps avrebbe già stilato una onorevole lista.

TEMPESTA IN VISTA. Quando è esploso il caso dei cinque deputati che hanno chiesto il bonus di 600 euro previsto per aiutare i professionisti in difficoltà a causa della crisi economica generata dalla pandemia, con i due leghisti e un pentastellato che hanno ottenuto il denaro e altri due ancora sconosciuti onorevoli a cui è stata respinta la domanda, sono state sollevate subito polemiche sulle verifiche compiute dall’Inps. Più di qualcuno ha pensato a controlli mirati sui politici, considerando anche che della lista fanno parte un piccolo esercito di consiglieri e assessori regionali e di amministratori locali.

Lo scandalo è esploso però sul vero tema, quello di chi gode di ottime entrate relative all’attività politica svolta e che ha messo le mani anche sul denaro che lo Stato, indebitandosi, ha destinato a chi è finito invece realmente al verde. Da una parte dunque le polemiche sul tipo di verifiche compiute dall’Istituto previdenziale, che ha però respinto le insinuazioni su manovre particolari compiute attorno ai dati dei parlamentari, e le giustificazioni dei politici coinvolti, e dall’altra quelle su chi ha cercato di fare il furbetto facendo cassa con risorse che dovevano e devono invece finire solo alla parte più fragile del Paese. Ora rischia di esplodere da un momento all’altro un altro caso.

IL PUNTO. Fonti vicine all’Inps assicurano che l’Istituto previdenziale ha fatto dei controlli anche su quanti hanno chiesto i prestiti garantiti per le imprese, ottenendo dalle banche denaro per risollevare le aziende grazie alla garanzia statale. Paletti particolari su quel provvedimento non sono stati messi per quanto riguarda soprattutto gli importi minori, al fine di evitare che la burocrazia rallentasse l’erogazione delle somme necessarie alle società per evitare il fallimento e di finire nelle mani della criminalità, sempre pronta a prestare denaro salvo poi stringere i propri tentacoli su pezzi pregiati di economia e fagocitarli. Una serie di facilitazioni di cui avrebbero approfittato diversi onorevoli.

Non c’è ancora un numero preciso, né una chiara indicazione dell’appartenenza politica dei deputati e dei senatori che hanno beneficiato dei prestiti garantiti, ma i ben informati, pur custodendo gelosamente liste e nomi, assicurano che l’elenco è folto. E questa volta già circolano le prime giustificazioni. Molto più facili di quelle tentate per trovare una scusa a chi ha cercato di intascare i 600 euro. “Parliamo di politici, ma anche di imprenditori, le cui aziende hanno risentito della crisi al pari delle altre. Era un loro diritto ottenere quel denaro”, viene sottolineato. Non resta che attendere e vedere chi e per quali società ha potuto godere del Decreto Liquidità. Poi sul fronte dei diritti di chi fa politica e impresa sarà tutto più chiaro. Questione di tempo. E di trasparenza.