Nuove grane per l’ex patron del Palermo. Il Riesame ha disposto per Zamparini gli arresti domiciliari

L'imprenditore friulano è accusa di riciclaggio e autoriciclaggio

Il tribunale del Riesame di Palermo, accogliendo il ricorso della Procura, ha disposto gli arresti domiciliari, negati in prima istanza dal gip, per l’ex patron del Palermo, Maurizio Zamparini, accusato tra l’altro di riciclaggio e autoriciclaggio.

Il provvedimento non sarà esecutivo fino alla pronuncia della Cassazione. Per i giudici del Riesame esistono a carico dell’imprenditore friulano, che nei mesi scorsi aveva lasciato tutte le cariche ricoperte nella società rosanero, sia i gravi indizi di colpevolezza che le esigenze cautelari.

Le indagini, avviate oltre un anno fa dai pm palermitani, coinvolgono, oltre all’ex patron del Palermo calcio, anche il figlio, la segretaria, cinque professionisti e l’ex presidente della società calcistica, Giovanni Giammarva, tutti accusati, a vario titolo, di false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza della Co.Vi.So.C., sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Secondo le indagini della Procura del capoluogo siciliano, il Palermo fino al 2018 avrebbe ottenuto le certificazioni sui bilanci grazie a comunicazioni inesatte. Zamparini, in particolare, avrebbe sistematicamente utilizzato la società Mepal S.r.l., ufficialmente nata per commercializzare gadget rosaneri, per sottrarre alle procedura esecutive disponibilità correnti della società.

La Mepal, di cui Zamparini era amministratore di fatto, è stata poi ceduta per 40 milioni a una società con sede in Lussemburgo, la Alyssa, che, sempre secondo quanto scoperto dagli inquirenti, sarebbe sempre riconducibile allo stesso imprenditore friulano.

La Procura, nel frattempo, ha anche chiesto il fallimento della società Us Città di Palermo, ma l’istanza è stata respinta dai giudici fallimentari, così come dal gip per insussistenza delle esigenze cautelari, avendo l’indagato rimesso le cariche.