Nuovi casi Stamina, Vanoni non è il solo

di Antonio Manzo per Il Mattino

È un ”cocktail” preparato in laboratorio: cellule staminali, prelevate dal paziente con una sorta di ”carotaggio” nel midollo spinale poi inserite in una provetta e mischiate a forti dosi di farmaci cortisonici antidolorifici molto potenti. Tre centri sono sotto inchiesta: uno è a Mignano Montelungo in provincia di Caserta.

Secondo le prime indagini di carabinieri e Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) offrirebbero una sorta di ”frullato miracoloso”, offerto a malati di Parkinson, Sla, cancro, come «terapia alternativa» a quelle ufficiali, in alcuni casi, perfino rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale.

«Ci sono tre centri in Italia, simil Stamina, dove sono in corso accertamenti per verificare eventuali profili penali. Sono fatti gravissimi», dice il direttore dell’Agenzia Nazionale del Farmaco, Luca Pani. I centri sono in Campania, Emilia Romagna e Toscana. «La Lombardia non c’è», dice Pani.

Uno di questi centri finiti sotto inchiesta è in provincia di Caserta, a Mignano Montelungo, dove la Campania sta per cedere il confine al Lazio. È qui la casa di cura «Villa Floria», di proprietà del professor Giuseppe De Luca, medico e docente universitario. «Un santone» per gli investigatori. «Non ho nessuna paura dei controlli. A gennaio scorso ne abbiamo avuto uno ed è risultato tutto in regola», dice De Luca. Presso la clinica casertana si praticano cure innovative, come quelle del Prp-Fct, autorizzate anche in una convenzione con l’ospedale San Sebastiano di Caserta.

S’indaga dietro gli acronimi: il Prp è una terapia autologa rigenerativa, parte liquida di sangue arricchita di piastrine e molecole bioattive oltre che Fct, cioè fattori di crescita, capaci di attivare cellule staminali presenti nell’organismo. «Ma le pare che io, ex funzionario di polizia – dice il professor Giuseppe De Luca – passato con successo alla medicina, mettevo in atto un meccanismo curativo non scientificamente riconosciuto?». Parla così De Luca, che tiene anche a precisare una quota di attività della clinica destinata alla beneficenza. «Noi siamo di ispirazione francescana, il 30 per cento di malati li curiamo gratis», aggiunge. Farà pure del bene, come lui sostiene, ma ancora non sono state chiarite le circostanze misteriose, e in terra casertana, di ben tre attentati.

«Sì – ammette -, mi hanno sparato contro, sono salvo per miracolo». Non più Stamina, ma cure offerte come Stamina, ultimo approdo per la speranza di malati spesso in critiche condizioni economiche. Verifiche in corso anche su giri vertiginosi di danaro pubblico, conferma uno degli investigatori. Due le piste: la prima, indagini di laboratorio sui cocktail simil Stamina, affidata a consulenti scientifici di fama; la seconda, verifica della legittimità di atti amministrativi dei centri convenzionati anche con il servizio sanitario.

«Come clinica Villa Floria noi non siamo convenzionati con la Regione Campania – dice De Luca – perché non ci vogliono e non capiamo perché. Abbiamo un rapporto scientifico molto produttivo solo con l’ospedale di Caserta». È vera quest’ultima circostanza, emersa anche nelle indagini dei carabinieri. Perché proprio nel giugno scorso – e si tratta di atti già acquisiti nelle indagini – al direttore della clinica di Mignano Montelungo viene spedita una lettera firmata dal primario del centro trasfusionale dell’ospedale di Caserta, Antonio Minerva.

Scrive il primario: «Sono pervenute segnalazioni extra-regionali riguardo all’applicazione del gel piastrinico in patologie neoplastiche, in assenza di evidenze cliniche specifiche».

Traduzione: sono state somministrate terapie alternative per la cura di tumori, fuori dai protocolli approvati e in convenzione, probabilmente pagate dalle regioni di provenienza dei malati finiti a Mignano Montelungo. Perchè tanta premura del primario di Caserta? Se lo chiedono gli investigatori.

Perché, ed è la prima risposta, tre anni fa alla clinica casertana fu garantita una convenzione per utilizzare «gel piastrinico che stimola i fattori di crescita» e quindi far ricorso alla medicina rigenerativa, «ma solo per alcune classiche indicazioni».