Nuovi sondaggi su Gentiloni. Pure a tempo scaduto. Il Governo commissiona studi statistici. Così controlla il gradimento popolare a tre mesi dal voto

Palazzo Chigi che ha avviato una procedura di evidenza pubblica per sondaggi in merito all’attività e alle decisioni del Governo

Un sondaggio e poi un altro e un altro ancora. In tempi elettorali quanto mai la norma. I partiti, da destra a sinistra, inevitabilmente seguono, lasciandosi spesso influenzare, dati e statistiche sul gradimento di questa o quella proposta. Strano che, invece, a chiedere e commissionare un sondaggio sia il Governo. Ed è proprio quello che è accaduto a fine anno, con l’Ufficio del Segretario generale di Palazzo Chigi che ha avviato una procedura di evidenza pubblica per “l’affidamento di un servizio di monitoraggio dell’opinione pubblica in merito all’attività e alle decisioni del Governo”. In realtà non ci sarebbe nulla di strano considerando che dai tempi di Enrico Letta e soprattutto di Matteo Renzi, è diventato uso comune monitorare il gradimento dei cittadini anche a Palazzo Chigi. Ma la coincidenza con la fine della legislatura indubbiamente lascia pensare. Occhio alle date: la determina, firmata dalla dottoressa Mariangela Valenti, è del 24 novembre 2017, ma nello stesso documento si specifica chiaramente che la durata del servizio è “stabilita in sei mesi” e si comincerà “non prima del 22 dicembre 2017”. Curiosa questa precisazione considerando che le Camere sono state sciolte solo cinque giorni dopo, il 28 dicembre, quando ormai dai leader di partito era tutto già bello che pianificato.

Telefoni bollenti – Insomma, a prescindere dalla legittimità dell’atto, è anche vero che, in tempi di magra per i partiti, a monitorare il gradimento del Governo (e, dunque, indirettamente di quanto fatto dalla forza che siede alla presidenza del Consiglio, ovvero il Pd) sarà Palazzo Chigi. Ergo: a pagare il sondaggio non sarà il Partito democratico, ma i cittadini. Ma di quanto parliamo, in soldoni? Nello specifico, l’appalto prevede un costo di 36mila euro che andranno alla Ipsos di Nando Pagnoncelli, che l’ha spuntata sugli altri sei competitor. La società di statistica dovrà effettuare sondaggi tramite “i sistemi di rilevazione CATI, CAWI”. Parliamo, cioè, nel primo caso di sistemi che prevedono sondaggi tramite chiamate telefoniche con tanto di eventuali recall e, nel secondo, di sistemi che invece consistono nell’utilizzo delle caselle mail degli intervistati e, dunque, nella compilazione di un questionario da fare via internet e rispedire poi tramite casella postale. Il tutto fino al 22 giugno 2018. Insomma, si nasce con Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi e vedremo, invece, con chi morirà il servizio offerto dalla Ipsos.

Il lupo e il vizio – Come detto, però, a onor del vero non è la prima volta che dalla presidenza del Consiglio si decida di controllare se le decisioni prese piacciano o meno alla cittadinanza. Un esempio su tutti? Luglio 2016: a reggere le redini del Governo era Matteo Renzi. In quel periodo sono stati pubblicati ben due appalti, uno indetto dall’Ufficio del Segretario generale come in questo caso, e uno dal dipartimento per l’Editori. Entrambi avevano l’obiettivo di monitorare il gradimento del Governo, per una spesa complessiva di circa 170mila euro. In quel caso il dubbio, ovviamente, era che Palazzo Chigi volesse seguire i desiderata dell’opinione pubblica, in vista di un altro appuntamento cruciale per il Pd e per lo stesso Renzi: il referendum costituzionale del 4 dicembre. Sappiamo bene come poi sia andata. Speriamo per Gentiloni che questa volta il monitoraggio porti bene a lui e al Pd.