Obama è partito per il previsto viaggio in Medioriente. Prima tappa in Israele

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, è partito da Washington per il suo viaggio in Medioriente. La prima tappa sarà Israele, dove arriverà per la prima volta da quando ha assunto la presidenza e a pochi giorni dalla formazione di un nuovo governo di coalizione da parte del premier Benjamin Netanyahu. Prima volta da presidente anche all’Autorità nazionale palestinese e infine Obama farà tappa in Giordania. Sul tavolo ci saranno soprattutto Siria e Iran. L’arrivo dell’Air Force One all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv è previsto per le 11.25 ora italiana.

PRIMA TAPPA A GERUSALEMME. Obama si fermerà prima a vedere la batteria Iron Dome, che fa parte del sistema di difesa missilistico finanziato dagli Usa con centinaia di milioni di dollari, e poi partirà in elicottero in direzione Gerusalemme. Il volo in elicottero durerà circa 45 minuti. A Gerusalemme l’inquilino della Casa Bianca farà diverse fermate nei luoghi simbolo della cultura ebraica, dalla visita ai Manoscritti del mar Morto all’omaggio al fondatore del sionismo moderno Theodor Herzl, per mostrare che riconosce la connessione fra il popolo ebraico e il territorio di Israele e gli orrori dell’Olocausto. Farà poi tappa alla Chiesa della natività.

INCONTRO CON IL PRESIDENTE PALESTINESE. In Cisgiordania, seconda tappa del viaggio, Obama si recherà nel quartier generale della Anp e incontrerà il presidente palestinese Mahmoud Abbas, al quale assicurerà che uno Stato indipendente di Palestina rimane una priorità della politica estera statunitense. Nonostante Obama non arrivi con alcun nuovo piano per dare una svolta ai colloqui di pace in stallo, ha in programma di chiarire che la sua amministrazione intende mantenere gli sforzi per rilanciare i negoziati. Fulcro della visita sarà un discorso che Obama terrà giovedì all’università in Israele, durante il quale ci si attende che il presidente Usa rinnovi le rassicurazioni che Washington sta al fianco di Israele, mentre lo Stato ebraico si trova ad affrontare le minacce iraniane e la necessità di tutelarsi dalla guerra civile in corso nella vicina Siria.

ULTIMA TAPPA IN GIORDANIA CON FOCUS SU SIRIA. In Giordania, ultima tappa del viaggio, Obama si fermerà per 24 ore e il focus sarà decisamente sulla guerra in Siria. Sono oltre 450mila i siriani fuggiti in Giordania, dove sono ospitati in campi rifugiati e assistiti da diverse organizzazioni umanitarie. Nei colloqui con re Abdullah di Giordania, Obama proverà a sostenere i tentativi di un’apertura liberale nel Paese per evitare anche che si sviluppino movimenti simili a quelli della Primavera araba che in altri Paesi della regione hanno fatto cadere diversi leader.

SUL TAVOLO SIRIA E IRAN. La visita in Medioriente, con Siria e Iran sul tavolo come temi principali dei colloqui, giunge dopo che ieri proprio in Siria sono arrivate denunce di armi chimiche. Il regime ha accusato i ribelli di averle usate in un attacco condotto con un razzo a Khan al-Assal, nella provincia settentrionale di Aleppo. I ribelli, a loro volta, hanno risposto smentendo e puntando il dito sull’esercito. Stamattina il neo ministro israeliano di Intelligence e affari strategici, Yuval Steinitz, ha dichiarato che è “apparentemente chiaro” che in Siria siano state usate di recente armi chimiche, dai ribelli o dal governo. Il tema, ha sottolineato, sarà oggetto di discussione con Obama durante la sua visita. La posizione espressa dal nuovo ministro israeliano è differente da quella sostenuta ieri dalla Casa Bianca, che tramite il portavoce Jay Carney ha affermato che non ci sono prove che i ribelli siriani abbiano usato armi chimiche.

PARTENZA OBAMA DOPO COLPO SU BANDO ARMI ASSALTO IN USA. La partenza di Obama per il viaggio in Medioriente è giunta dopo avere incassato un duro colpo per il cavallo di battaglia della lotta alle armi negli Stati Uniti. I vertici del partito democratico hanno deciso infatti che, nella proposta di legge che verrà presentata per la discussione in Senato il mese prossimo, non ci sarà il divieto delle armi d’assalto perché si riteneva che avesse poche possibilità di essere approvato. Questa misura, ha spiegato la senatrice democratica Dianne Feinstein, verrà invece proposta come emendamento.