Obama risponde alla sfida dell’Isis

Dalla Redazione

Non sarà breve l’operazione Usa in Iraq. Lo ha detto il presidente statunitense Barack Obama, sottolinenando che l’avanzata delle milizie dell’Isis è più rapida di quanto si potesse pensare. “Non c’è un programma per la fine della missione in Iraq” ha detto il numero uno della Casa Bianca a chi gli chiedeva informazioni sulla durata dei bombardamenti, spiegando che il primo ministro britannico, David Camoeron, e il presidente francese, François Hollande, “hanno espresso appoggio per le azioni umanitarie Usa”. “Abbiamo fiducia nel fatto che possiamo prevenire l’Isis” dal salire sul monte Sinjuar e “dall’uccidere la gente lì”, ha affermato il presidente Usa. Ma il progetto in Iraq è di “lungo termine, il problema non sarà risolto in settimane”. I bombardamenti sinora hanno avuto successo. Sono state infatti distrutte armi e attrezzature dell’Isis. Nel frattempo sono staate completate due missioni umanitarie per portare soccorso alle decine di migliaia di membri della comunità Yazidi, messi in fuga dalle milizie jihadiste.

Le dichiarazioni di Obama fanno seguito alla sfida lanciata dal califfato islamico. “Non siate vigliacchi, attaccandoci con i droni – aveva affermato nei giorni scorsi un portavoce dello Stato islamico, Abu Musa – mandate i vostri soldati invece, quelli che abbiamo umiliato in Iraq. Lo faremo ovunque e alzeremo la bandiera di Allah sulla Casa Bianca”. Una provocazione che Obama ha rimandato al mittente, assicurando che non saranno inviate altre truppe in Iraq.

I raid cercano, secondo Obama, di prevenire un possibile genocidio. Le notizie che vengono dalla regione di Sinjar sono drammatiche. Dopo la conquista dell’area quattromila Yazidi sono ostaggio dei miliziani all’interno di due villaggi. I jihadisti minacciano di giustiziarli se non si convertiranno all’Islam. Lo ha riferito Ali Sanjari, attivista della minoranza. I villaggi interessati sarebbero quelli di Haju e Hatemiya. Sanjari ha chiesto l’intervento del governo iracheno, di quello della regione autonoma del Kurdistan e della comunità internazionale.