Offese e pregiudizi sul sud Europa. Dijsselbloem va cacciato. Per il sociologo De Masi è così che l’Europa affonda

Il professore emerito di sociologia del lavoro alla Sapienza Domenico De Masi non ha dubbi: Dijsselbloem va cacciato

Se hanno tolto una trasmissione alla Perego per aver offeso le donne dell’Est europeo, al presidente dei ministri economici Ue che ha offeso tutti gli uomini del sud Europa e le donne che si concedono, devono togliere di corsa la poltrona. Per quello che ha detto e per l’effetto che certe dichiarazioni suscitano in un periodo storico in cui l’Unione europea è vissuta con sempre maggiore distacco dai cittadini. Il professore emerito di sociologia del lavoro alla Sapienza Domenico De Masi non ha dubbi: Dijsselbloem va cacciato.

Addirittura? La politica ci ha abituato a chi la spara più grossa. E poi il signore in questione ha già detto che non ci pensa proprio a lasciare.
È indiscutibile che il presidente vada cacciato. Il fatto che sia schiavo di un pregiudizio così infondato dimostra ignoranza e cafonaggine. Non esiste nessuna ricerca che suffraghi la teoria che gli uomini del sud siano ubriaconi e puttanieri. Nessun dato empirico. Quelle di Dijsselbloem sono solo parole di un ignorante pure maschilista perché offende le donne del sud senza motivo.

Renzi sta cavalcando un’onda antieuropeista molto forte nei partiti populisti e nel Centrodestra. Perché è populista oggi contestare l’Europa?
A me sfugge il concetto stesso di partiti populisti. Se lo scopo della politica è convincere il popolo a sostenerla (prendere più voti), tutti i partiti sono populisti. Il vero problema sono gli argomenti con i quali si cerca di accrescere il consenso, spesso faziosi e scollegati da dati empirici e concretezza. Renzi è sempre stato un convinto europeista e in questo caso, invocando le dimissioni di Dijsselbloem, prende due piccioni con una fava: da una parte si schiera con l’Europa genuina, attenta ai temi del rispetto e della dignità, dall’altra difende i Paesi del sud, attaccati ingiustamente.

Persino in Italia, Paese europeista dalla prima ora, oggi cresce il distacco dall’Ue. Si può ancora riallacciare questo filo tra noi e Bruxelles?
L’Italia è stata tra i fondatori dell’Europa grazie al lavoro di menti illuminate come Altiero Spinelli e Alcide De Gasperi. Non a caso, una delle due ali del Parlamento di Bruxelles è dedicata a Spinelli. Ma l’Europa immaginata dai padri fondatori non è quella che ci ritroviamo oggi, incapace di riconoscere i propri difetti strutturali, che presta il fianco ai suoi denigratori. Se non si cambia rotta la comunicazione più efficace sarà quella di Salvini o di leader che raccolgono la rabbia dei cittadini in chiave anti Unione europea.

Renzi ha detto che Dijsselbloem dovrebbe fare certi discorsi al bar e non all’interno delle Istituzioni. Ma la politica non dovrebbe essere comprensibile a tutti parlando la stessa lingua al bar come in parlamento?
Nessun cittadino, a maggior ragione nessun rappresentante dei cittadini dovrebbe mai avere un’opinione “da bar” se questo comporta un calo di tono e di dignità come quello visto al presidente dell’Eurogruppo. Un brutto esempio di cui sicuramente non c’era bisogno.