L’Orlando fumoso prova a scatenare i sindaci per fermare Salvini. L’ultima folle resistenza al decreto Sicurezza e Immigrazione

E' scontro sul decreto sicurezza tra il sindaco di Palermo Orlando e il ministro Salvini

Uno scontro senza precedenti. Ma che è destinato a durare men che non si dica trattandosi di assoluta propaganda. Al centro del contrasto scoppiato tra alcuni sindaci (con Leoluca Orlando in testa) e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, il decreto Sicurezza. Con una semplice nota al capo dell’ufficio anagrafe il primo cittadino palermitano ha scatenato la crociata contro il decreto di matrice salviniana.

Orlando ha chiesto, infatti, al dirigente del suo comune di non mettere in pratica le nuove norme che negano la possibilità di concedere la residenza a chi ha un permesso di soggiorno. Una decisione che il primo cittadino motiva in questo modo: “Si tratta di un provvedimento disumano e criminogeno. Non posso essere complice di una violazione palese dei diritti umani, previsti dalla Costituzione, nei confronti di persone che sono legalmente presenti sul territorio nazionale”.

Parole, quelle di Orlando, condivise da una serie di altri sindaci di centri importanti: dalla Napoli di Luigi De Magistris alla Firenze di Dario Nardella. Il padre del dl Sicurezza, cioè Salvini, ha replicato su Facebook: “Con tutti i problemi che ci sono a Palermo, il sindaco sinistro pensa a fare ‘disobbedienza‘ sugli immigrati. Incoerenza classica degli amici di sinistra: hanno applaudito il discorso di Sergio Mattarella per la fine dell’anno, che a me è peraltro molto piaciuto, e contestano un decreto firmato e promulgato dallo stesso Presidente della Repubblica”.

Poi, rivolto alla coalizione di sindaci pro Orlando, il ministro dell’Interno ha detto: “Alcuni sindaci del Pd annunciano che non applicheranno il decreto Sicurezza, alla faccia dei mille problemi che hanno i loro concittadini. Ricordo a questi sindaci di sinistra che il decreto Sicurezza, una legge di buon senso e civiltà, è stato approvato da governo e Parlamento, e firmato dal Presidente della Repubblica. Prima dobbiamo pensare ai milioni di Italiani poveri e disoccupati, difendendoli dai troppi reati commessi da immigrati clandestini, poi salveremo anche il resto del mondo”.

Nel dettaglio la parte della legge che il sindaco di Palermo non applicherà è l’articolo 13 delle legge 132 stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo costituisce sì un documento di riconoscimento, ma non basterà più per iscriversi all’anagrafe e quindi avere la residenza. In sostanza i comuni non potranno più rilasciare a chi ha un permesso di soggiorno la carta d’identità e i servizi, come l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale (quindi l’Asl) o ai centri per l’impiego, che verranno assicurati solo nel luogo di domicilio, visto che non c’è più la residenza, come un Centro di accoglienza straordinaria o un Centro permanente per il rimpatrio.

Per questa ragione Orlando ha parlato di “provvedimento disumano e criminogeno. Disumano perché eliminando la protezione umanitaria trasforma il legale in illegale ed è criminogeno perché siamo in presenza di una violazione dei diritti umani e mi riferisco soprattutto ai minori che al compimento del 18/mo anno non potranno stare più sul territorio nazionale”. Un’idea condivisa da tanti sindaci. Non a caso, come detto, ad essere d’accordo con Orlando sono anche diversi primi cittadini. Sulle stesse posizioni di Orlando, ovviamente, anche Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace: “Bisogna disobbedire perché è un decreto contro i diritti umani e la dignità degli esseri umani”, sostiene Lucano.

Condivide il punto di vista politico di Orlando anche il primo cittadino di Parma, Federico Pizzarotti, che però fa notare: “Non è chiaro come faccia Orlando a chiedere agli uffici di non applicare una legge”. Un dettaglio non da poco visto che parliamo di una legge approvata dal Parlamento e che dunque non potrebbe essere disattesa arbitrariamente dai sindaci.