Oscar 2017, nomination per Fuocoammare di Rosi: è tra i documentari che si contenderanno la statuetta. Boom per La La Land

Oscar 2017, Fuocoammare di Gianfranco Rosi nominato tra i cinque documentari che si contenderanno la statuetta

Un’altra grande soddisfazione per Fuocoammare di Gianfranco Rosi. Undici mesi fa, infatti, il documentario vinceva l’Orso d’oro a Berlino, oggi, invece, Fuocoammare è stato nominato nella cinquina finale per gli Oscar 2017. E per quanto riguarda il prestigioso riconoscimento, La La Land può fare il pieno: ha fatto incetta di nomination, ottenendone 14.

Il docufilm, girato a Lampedusa, era stato escluso dalla corsa come miglior film, ma oggi è arrivato il riscatto. L’opera, molto amata da Meryl Streep, se la dovrà vedere con Land of mine (Danimarca), A man called Ove (Svezia), Il cliente (Iran), Tanna (Australia) e Vi presento Toni Erdamnn (Germania) che era stato molto apprezzato a Cannes. L’attrice premio Oscar aveva motivato il riconoscimento tedesco al documentario per “la compassione che esprime verso i suoi personaggi unita alla sua forza cinematografica nel combinare una questione politica a un racconto squisitamente artistico, coraggioso e struggente. Gianfranco Rosi ci ha spiegato quanto può agire un documentario quando è così urgente, immaginativo e necessario”.

La trama – Il film di Rosi racconta senza cadere mai nel banale, Lampedusa, la tragedia umanitaria, i morti in mare o nelle stive, la disperazione di chi approda senza altro possedimento se non quello di ciò che indossa. Ma anche l’altra faccia dell’isola, le sue terre, le sue rocce, il mare e gli scogli.

Tutto attraverso gli occhi di Samuele,  un ragazzino di 12 anni, che vive la sua vita quasi ignaro del pezzo di storia che gli sta passando accanto.

Due mondi, quelli di Fuocoammare. Due mondi che s’incontrano a Lampedusa, che s’incontrano quando Samuele viene visitato dall’altro protagonista italiano del film, il dottor Pietro Bartolo, medico dell’isola e primo testimone della morte e del dolore che arrivano coi barconi. A lui sono affidate due delle scene più potenti di un film complesso e variegato, dalla grande eleganza fotografica, e che si costruisce con lentezza, nel tempo, con la pazienza necessaria a trovare la giusta distanza necessaria a raccontare le cose più dure.

La prima scena è quando visita con enorme compassione una donna incinta di due gemelli, e cerca di spiegarle – tra le mille difficoltà dell’incomprensione linguistica – quello che l’ecografia sta rivelandole; la seconda quando confessa di essere perseguitato e ossessionato dai morti che è stato costretto a vedere. Vita e morte, dunque. Due protagonisti centrali nel film di Rosi e nella vita, quotidiana, di Lampedusa. Due realtà contrastanti tra loro. Esattamente come lo sono Fuoco e mare.