Pacta non servanda sunt. La legge elettorale è “morta”. I franchi tiratori fanno saltare il banco e il Pd accusa i 5 Stelle. Ed è giallo sul tabellone

Pacta non servanda sunt. Fine dell'accordo sulla legge elettorale. I franchi tiratori fanno saltare il banco e il Pd accusa i 5 Stelle

Forse era facilmente prevedibile ma il patto a 4 tra Pd, M5S, Forza Italia e Lega Nord già è crollato. Al primo voto segreto della mattina in Aula alla Camera, infatti,  la maggioranza che aveva trovato un’intesa sulla legge elettorale è andata sotto. È stato un emendamento di Forza Italia – sul quale i relatori avevano espresso parere contrario – a mandare la finta maggioranza in frantumi: i favorevoli sono stati 270, i contrari 256 e gli astenuti soltanto 1.

Da qui sono scoppiate le polemiche. Subito dopo il voto dai banchi del Movimento 5 Stelle si è urlato “Libertà, libertà”. I franchi tiratori sono entrati in azione, insomma. Al che ha risposto il presidente dei deputati Pd Ettore Rosato: “Oggi il M5S ha dimostrato che la sua parola non vale nulla”. “La legge elettorale va fatta”, ha poi ammonito, condannando i franchi tiratori e chiedendo una sospensione della seduta.

A rispondere alle accuse ci ha pensato Danilo Toninelli: “Questo era un emendamento di giustizia perché applica la legge elettorale al Trentino. Cosa volevate, che il Trentino fosse un feudo del Partito Democratico? Il Movimento 5 Stelle non voterà mai contro norme di giustizia”.

Incisivo anche quanto scritto da Manlio Di Stefano (M5S) su Twitter: “36 assenti e circa 70 non votanti nel #PD. Maggioranza va sotto su #LeggeElettorale per colpa loro. #M5S compatto e serio”.

Durissimo Emanuele Fiano, il dem relatore della legge, che su twitter si scaglia contro i presunti colpevoli: “Sono stati i Cinquestelle a far fallire la Legge elettorale. Per pochi secondi il voto è stato palese, loro hanno votato a favore questa è la prova”. Ecco perché, conclude, “la legge elettorale è morta”.

A scusante, in casa M5s c’è chi però sottolinea che il suo gruppo aveva sostanzialmente annunciato il voto favorevole all’emendamento della contesa, (che riguardava i collegi elettorali in Trentino Alto Adige), con un intervento di Riccardo Fraccaro in Aula alla Camera poco prima della votazione segreta, come ribadito poi anche da Toninelli.

Voti non-segreti –  In mattinata il Movimento 5 Stella ha invitato i suoi deputati a riprendere il proprio voto e dimostrare al Pd che nel loro gruppo i franchi tiratori non esistono. Accusa mossa dal Partito Democratico dopo i 100 voti mancanti ieri alla Camera. L’ordine di scuderia però ha lasciato perplessi in molti. “Abbiamo letto sulle agenzie che i M5S filmeranno le votazioni segrete. Non vorrei scomodare la storia per ricordare che fu Benito Mussolini a abolire il voto segreto nella Camera de il Fasci e delle Corporazioni…”. Lo ha detto nell’Aula della Camera Antonio Laforgia chiedendo un intervento “deciso” della presidenza della Camera perche si rispetti la segretezza del voto. Stessa richiesta è stata avanzata da Maurizio Lupi di Ap. La presidente Laura Boldrini ha detto: “La presidenza non ha il tempo di guardare le agenzie…”.

Il giallo del tabellone – Al voto sull’emendamento “incriminato” alla legge elettorale approvato nell’Aula della Camera contro il parere della commissione scatta il “giallo” del tabellone. Questi i fatti: la presidente Boldrini indice la votazione specificando che è a scrutinio segreto. Ma sul tabellone invece di spuntare le palline tutte azzurre, come accade per le votazioni segrete, spuntano le palline rosse e verdi, come accade per quelle palesi. Si scorgono dei voti favorevoli nei banchi del Pd e di Fi. Ci si accorge dell’inconveniente, Boldrini chiede di rimediare e le palline diventano tutte azzurre. Ma le proteste non si placano. E Massimo Corsaro chiede “che il responsabile di ciò sia allontanato”.