Pagare i debiti dello Stato. Ecco a che serve il 5 per mille

di Fabrizio Di Ernesto

Dopo aver denunciato le trattenute fatte dallo Stato sul 5 per mille, abbiamo incontrato l’onorevole Edoardo Patriarca, ex portavoce del Forum del Terzo settore, per capire dove vanno a finire questi soldi.
Onorevole Patriarca, lei è il presidente dell’Associazione italiana per le donazioni. Ci può aiutare a capire perché non tutti i soldi destinati alla ricerca e alle onlus tramite il 5 per mille vengono poi elargiti?
“Quest’anno lo Stato ha deciso di utilizzare la quota eccedente, circa 70 milioni, per finanziare il fondo con il quale il ministero dell’Economia sta ripianando i debiti della Pubblica amministrazione verso i privati. Per quanto sia doverso effettuare questi pagamenti non ci sembra giusto che alla fine si penalizzi sempre il welfare e la ricerca, anche perchè gli italiani avevano effettuato delle scelte ben precise che poi non sono state rispettate”.
Lei si era rivolto anche all’Agenzia delle entrate per avere notizie dei fondi non erogati. Cosa le hanno risposto?
“Non mi hanno proprio risposto, anche se io attendo ancora. L’unico che ne ha parlato è stato il ministro Fassina ma perché ha dovuto replicare ad una apposita interrogazione parlamentare. Per il resto c’è stato un silenzio assordante”.
Quali sono le iniziative che avete in mente per difendere il 5 per mille?
Stiamo cercando di portare avanti un’apposita campagna in grado di coinvolgere tutti i soggetti del Terzo settore affinché si arrivi ad una vera e propria stabilità di questi fondi. Sette anni dopo la sua introdzione il Parlamento deve votare ogni anno per confermare la presenza del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi. Molto importante in questo senso sarà la prossima legge di stabilità, dove si giocherà, speriamo una volta per tutte, la questione. Esiste già un disegno di legge per arrivare alla stabilizzazione di questa norma, attendiamo solamente che venga incardinata nell’iter parlamentare. A quel punto come intergruppo del terzo settore siamo pronti a vestire quasi i panni di una lobby pur di tutelare gli interessi di una parte importante del sistema Italia”.
Dobbiamo quindi temere che a breve il cinque per mille venga cancellato?
Mi auguro proprio di no! Temo tuttavia che ne possa essere ridimensionato l’impianto. Il premier Letta ed il ministro Fassina da questo punto di vista ci hanno rassicurato, ma aspettiamo di vedere i fatti. Come detto sopra il no profit in Italia è un settore molto dinamico ed importante e che, numeri alla mano, produce occupazione anche in un momento delicato come questo”.
Quanto pesa il 5 per mille sui bilanci delle associazione e degli enti?
Molto meno rispetto a quanto si possa pensare. Teniamo presente che per decenni non è esistito eppure si sono sviluppate molte onlus che hanno portato avanti dei progetti e delle sperimentazioni che hanno fatto storia. Sicuramente da questi soldi, fortunatamente per noi e per questi enti, non dipende la loro sopravvivenza. Se però questi fondi, pochi o tanti che siano a seconda degli enti e dei punti di vista, fossero cancellati, ciò determinerebbe la soppressione dei progetti più innovati e si avrebbe un brusco freno alla sperimentazione”.
Come vengono effettuati questi tagli?
“Diciamo che il meccanismo non è che sia molto chiaro, anche se in sostanza ogni ente subisce il medesimo taglio in misura percentuale, ovvio che più si dovrebbe avere più si perde e viceversa”.