Paradisi naturali usati per giocare alla guerra

di Fabrizio Di Ernesto

In Italia parchi e riserve naturali non mancano, solo che non sempre sono utilizzati al meglio. Molti sono infatti gli scempi che questi subiscono, spesso diventando perfino teatri di giochi bellici sia per le truppe italiane che per quelle statunitensi di stanza nel nostro paese. A denunciare l’ultimo caso l’associazione Mareamico di Agrigento, che ha riferito come la settimana scorsa una parte della collina della riserva naturale di Punta Bianca, di cui da 17 anni è stata avanzata la richiesta di istituzione, è franata a causa delle continue esercitazioni militari che si svolgono nella zona.

Sicilia deturpata

Nella località siciliana è facile imbattersi in bossoli ed altri residui utilizzati dalle truppe che lì si allenano, perfino nelle vie d’accesso normalmente utilizzate dai turisti e dagli abitanti della zona per recarsi sulla spiaggia di Punta Bianca che può essere usata per fini civili solo nei mesi estivi, visto che in tutto il resto dell’anno la zona è ad esclusivo appannaggio dei militari. La vicenda è ancora più assurda se si pensa che nel 1994, durante i mondiali di ciclismo in Sicilia, la Valle dei Templi fu chiusa al passaggio dei ciclisti mentre spari e cannoneggiamenti avvengono a pochi chilometri di distanza.

Proteste inutili

Lo scorso maggio gli ambientalisti hanno organizzato una manifestazione di protesta contro le esercitazioni proponendosi di pulire le spiagge di Drasy e Punta Bianca; pochi giorni prima però, denuncia Claudio Lombardo numero uno di Mareamico, “il Comando della Brigata Aosta inviò una squadra di 15 uomini del Genio con tanto di mezzi pesanti per bonificare la zona d’inestimabile valore paesistico e il recupero della strada che conduce a Punta Bianca, messa a repentaglio dal passaggio dei mezzi militari”. La pace per il territorio però è durata poco, appena lo spazio della stagione estiva, visto che alla fine dell’autunno hanno preso il via nuove esercitazioni con i carri armati del IV Reggimento Guastatori e dei Lancieri d’Aosta che hanno reso di nuovo inagibili le stradine per la spiaggia di Drasy.

Una legge attesa da anni

Lo scorso 30 dicembre, la Capitaneria di Porto Empedocle ha emesso l’ordinanza per le esercitazioni a fuoco per il primo quadrimestre 2014: i soldati potranno esercitarsi tutti i giorni, esclusa la domenica, dalle 8 alle 24. Un decreto datato 13 aprile 2001, varato dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali e della Pubblica istruzione ha dichiarato di notevole interesse pubblico il territorio costiero compreso tra la foce del Vallone di Sumera e il Castello di Montechiaro, per gli straordinari aspetti archeologici, etnoantropologici e naturalistici. Nonostante ciò però nessuno dei governi regionali degli ultimi 13 anni ha firmato il decreto istitutivo della riserva naturale, fatto che permette ai militari di esercitarsi in una delle zone più suggestive di tutta la Sicilia. All’interno della costituenda riserva naturale sono infatti compresi il castello di Montechiaro, risalente al 1358, due siti archeologici di particolare importanza: Piano Vento, dove è stato messo in luce un abitato neolitico, e Monte Grande con il suo complesso legato all’estrazione e alla lavorazione dello zolfo e il grande santuario risalente al II millennio a.C. caratterizzato da grandi recinti circolari in cui dovevano svolgersi festival religiosi.

Riserve di guerra

Quello siciliano purtroppo non è un caso unico in Italia visto che esistono altre aree di tiro all’interno di parchi e riserve naturali. Nel Parco di Fanes, nel bolzanese, si trova il poligono di Ponticello; quello di Carpegna si trova all’interno del Parco Simoncello nel pesarese. Occasionalmente poi poligoni vengono realizzati all’interno del Parco nazionale del’Alta Murgia, in Puglia, senza dimenticare le esercitazioni che si svolgono nella suggestiva cornice di Capo Teulada.