Parenti, amici e trombati: tutti riciclati a Bruxelles

Di Carmine Gazzanni

Una cuccagna incredibile. Un fiume di denaro imbarazzante. E un esercito di amici, parenti e compagni di partito che ne godono beatamente. L’usanza è la stessa, sia in patria che all’estero. Con l’unica differenza che, quasi quasi, conviene più fare il portaborse a Bruxelles che a Montecitorio.

BARCA DI SOLDI
Non fosse altro per il budget che il Parlamento europeo mette a disposizione di ogni deputato: ben 21.209 euro al mese per assumere chiunque si voglia tra assistenti accreditati a Bruxelles e Strasburgo, e locali. Il calcolo è imbarazzante. Tenendo conto che gli eurodeputati italiani sono in tutto 73, parliamo di un monte mensile di oltre 1,5 milioni. All’anno sono 18,5 milioni. E ci fermiamo qui, perché se volessimo fare un calcolo complessivo tenendo conto di tutti i 751 parlamentari europei arriveremo alla strabiliante cifra di 191 milioni di euro di budget solo e soltanto per assumere i portaborse.

UNA VALANGA
Bisogna però precisare un particolare: il budget di 21mila euro ovviamente non è gestito dal singolo parlamentare ma dall’istituzione europea, di modo che se non viene completamente utilizzato torna nelle casse del Parlamento stesso. Cosa avranno pensato di fare però i nostri rappresentanti a Bruxelles? Ovviamente di arrivare fino all’ultimo centesimo disponibile, circondandosi a più non posso di portaborse e assistenti d’ogni tipo. Il conto è impressionante. I nostri 73 parlamentari hanno, in totale, ben 244 assistenti. In media, tre ogni deputato. Ma attenzione: considerando che molti di questi (soprattutto i Cinque Stelle) si sono “accontentati” anche di uno o due collaboratori, il discorso cambia profondamente. Ecco allora che scopriamo che tanti, da Sergio Cofferati a Mario Borghezio, ne hanno quattro, Giovanni Toti ne ha 5, Matteo Salvini 6, i democratici Roberto Gualtieri e Nicola Caputo rispettivamente 7 e 8. Nulla però in confronto al “recordman” nostrano: Salvatore Cicu (Forza Italia), forse per solitudine, ha deciso di circondarsi di 12 assistenti.

NEPOTISMO
Ma non finisce qui. Nella lunga lista dei collaboratori, infatti, hanno trovato posto (e stipendio) anche tanti amici e compagni. Finanche parenti. Come rivelato solo qualche giorno fa da L’Espresso, per dire, Alessandra Mussolini ha pensato bene di chiamare nel suo staff Marco Cavarischi, fidanzato 19enne di sua figlia Caterina. Giusto per portarsi avanti, insomma. Ma non è l’unico caso. Che dire, ancora, di Lorenzo Cesa per il quale lavora Benedetta Buttiglione, figlia del più noto Rocco. Gli scambi, d’altronde, sono all’ordine del giorno. E così l’ex portavoce di Cesa, Stafania Gentile, oggi è nello staff del forzista molisano Aldo Patriciello che, non a caso, ha un passato nell’Udc.

UOMINI DI PARTITO OVUNQUE
Ovviamente, però, la stragrande maggioranza dei posti disponibili sono stati occupati da uomini di partito. Gli esempi sono incalcolabili. Nello staff di Lara Comi (FI), per dire, figura Marina Febo, candidata alle comunali del 2012 alla carica di sindaco con il centrodestra a Spoltore (Pescara) e tuttora consigliere comunale (almeno stando al sito istituzioale). Chissà come farà a gestire il doppio incarico. Ma, d’altronde, non è la sola: l’ex ministro Flavio Zanonato ha portato con sè Andrea Micalizzi che, a Padova, siede sullo scranno di presidente del consiglio comunale. E se c’è spazio per chi un incarico già ce l’ha, figuriamoci per chi non ne ha più. Tra i 12 assistenti di Salvatore Cicu spicca Giuseppe Fallica che alle scorse politiche si era candidato con “Grande Sud”, mentre nello staff di Goffredo Bettini (Pd) ritroviamo Marco Tolli, candidato con Ignazio Marino (ma non eletto) alle comunali di Roma. Da destra a sinistra, insomma, la logica è sempre la stessa: piazzare quanti più “colleghi” possibile. E così, ancora, tra i collaboratori di Matteo Salvini troviamo l’ex consigliere comunale Giulio Centemero. Un bel salto. Da Arcore a Bruxelles.

Nello staff di Borghezio anche due neofascisti

di Antonio Acerbis

Che ci sia Filippo Pozzi, ex assessore leghista alla provincia di Piacenza, è quasi normale. Stupisce, invece, che tra i 4 assistenti, spuntino anche i nomi di Mauro Antonini e Davide Di Stefano. Probabilmente ai più i loro nomi non diranno nulla. Eppure stiamo parlando di due rappresentanti di CasaPound, il movimento neofascista che, negli ultimi anni, ha cominciato a raccogliere discreti risultati. Antonini è tuttora responsabile di CasaPund per Roma Est; Di Stefano è stato per anni rappresentante nazionale del movimento parallelo “Blocco Studentesco”. D’altronde, è cosa risaputa che Mario Borghezio sia ideologicamente vicino alle idee di CasaPound. Così come è noto che il leghista, soprattutto a Roma, abbia raccolto parecchi voti proprio grazie all’appoggio del movimento di estrema destra. Nè è un caso che nella manifestazione di quest’estate di CasaPound a Roma in protesta contro “la gestione scellerata dei centri di accoglienza e dei campi nomadi”, abbia sfilato lo stesso Borghezio. Insomma, il rapporto è già proficuo. E probabilmente continuerà ad esserlo, visto l’operato fino ad ora del leghista che ben si sposa con la linea neofascista. Nell’ultimo suo intervento Borghezio ha attaccato l’Europa che “non sta dicendo niente sul pericolo del ritorno in Europa e in Occidente dei guerrieri di Allah dopo aver esercitato la nobile professione di sgozzatori di cristiani”.