Pci-Pd, compagni per dinastia. Sposetti come un monarca designa Orlando per gestire un tesoretto da 500 milioni

Sposetti come un monarca designa Orlando per gestire un tesoretto da 500 milioni

Il Partito si chiama democratico, ma le scelte importanti, quelle che riguardano i soldi, sono destinate ad arrivare su base dinastica. Sì, perché l’ingente patrimonio del Partito comunista italiano, – confluito poi nel Partito democratico della sinistra – dovrebbe essere affidato al ministro della Giustizia, Andrea Orlando solo per i voleri dell’ex tesoriere della Quercia, Ugo Sposetti: l’architetto della gestione di quei beni, tra cui figurano pure opere d’arte di Guttuso. L’oculato gestore delle casse della sinistra potrebbe confezionare un perfetto assist alle ambizioni politiche del Guardasigilli, attualmente a capo della corrente dei Giovani Turchi, insieme a Matteo Orfini, ma indicato come un papabile erede di Matteo Renzi alla guida del partito, se non addirittura come possibile presidente del Consiglio. Certo, non è stato deciso ancora nulla di ufficiale: Sposetti resta finora pienamente a capo della miniera d’oro. Ma l’ipotesi circola con insistenza.

Tanti soldi – Ma una cosa è certa: il patrimonio vale davvero molto. Tra le collezioni a disposizione, 57 fondazioni e 5 associazioni, la ricchezza ammonta almeno a mezzo miliardo di euro. La mossa di consegnarla nelle mani di Orlando sarebbe anche un modo per evitare guerre in Tribunale, come ha già annunciato il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. Il ministro è nel Pd e non ha mai manifestato tentazioni scissioniste: contestare la decisione potrebbe provocare qualche tensione di troppo. Anche perché Orlando è tra quelli impegnati a cercare un dialogo per evitare rotture radicali, invitando alla cautela nel partito. Una posizione ben lontana da Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema, che meditano la fuga e avrebbero bisogno di una cassa da cui attingere per sviluppare il proprio progetto politico. Agli occhi di un politico navigato come Sposetti, il Guardasigilli ha pure un grande pregio: proviene dalla tradizione post comunista, essendo cresciuto tra i vecchi compagni. È vero che poi ha seguito la strada del renzismo, ma lo ha fatto con prudenza. Perciò se proprio dovesse essere “liberato” il patrimonio del Pci, Orlando avrebbe l’identikit perfetto per ottenere la benedizione di un vecchio compagno. Ma al di là dei nomi, desta stuore il modo con cui si pensa di gestire il tesoro comunista: un’eredità trasmessa con modalità monarchica, ossia con un passaggio di consegne immaginato esclusivamente su base fiduciaria e personale. Messe così le cose, di democratico restrebbe solo il nome. Ma d’altra parte Sposetti ha già pronta la sua versione: il patrimonio di Ds e Margherita non è stato messo in comune. E ognuno fa come vuole.

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