Per il Pd nessun accanimento contro la persona

di Fausto Cirillo

E il Pd? Sull’esito del voto nella giunta per il regolamento ieri ha taciuto o quasi. Quasi che dopo aver colpito duramente l’avversario-alleato adesso provi a nascondere la mano, minimizzando le conseguenze politiche del suo gesto. Una situazione per certi versi paradossale che si può spiegare soltanto con la prudenza imposta dal furore (peraltro ampiamente prevedibile) di un Pdl finalmente compatto e pronto a rovesciargli addosso la responsabilità di un’imminente crisi di governo. Il capogruppo al Senato Luigi Zanda ha provato a minimizzare: «Il caso Berlusconi è inedito per il Senato. Mai finora era stata applicata la legge Severino nei confronti di un senatore condannato con sentenza definitiva. Questa fattispecie non riguarda la ‘persona’ né ha come oggetto la limitazione della libertà personale. Consiste nella verifica della sussistenza dei requisiti richiesti per ricoprire la carica di senatore». Il vicepresidente della commissione Giustizia Felice Casson ha provato a sostenere che è stato «semplicemente applicato il regolamento uniformandosi così al regolamento della Camera che per la decadenza di un parlamentare prevede già il voto palese, trattandosi di un voto a salvaguardia di un Parlamento pulito e trasparente e non di una persona. Addirittura, nel caso delle richieste di cattura del senatore Lusi, il Senato il 20 giugno 2012, sotto la presidenza del senatore Schifani, ha votato in modo palese». Tutto chiaro? Non si direbbe, visto che a sinistra – e nella stessa commissione Giustizia – c’è chi contesta la veridicità di questa ricostruzione. È il caso del socialista Enrico Buemi che smonta «la leggenda secondo cui già si sarebbe sancito, anche in Senato, il principio del voto palese su guarentigie parlamentari. In tema di permanenza del titolare nel seggio (contestazione, decadenza, dimissioni etc.) il Senato ha sempre votato segretamente. Il Presidente, nei casi di opposizione alla proposta decadenziale o di mancata convalida avanzata dalla Giunta, ha sempre precisato che si votava ai sensi dell’articolo 113 comma 3 (“Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede”)». Quanto al caso del senatore Lusi, lo stesso «non trovò il numero minimo di parlamentari disposti a sottoscrivere la richiesta di votare segretamente sulla proposta di concessione della misura cautelare, avanzata dalla Giunta nel 2012; ecco perché, nel suo caso, si voto palesemente».