Per l’inutile Authority sui conti pubblici arrivano più di 100 candidature

di Stefano Sansonetti

C’era da aspettarselo. Per occupare le tre poltrone messe in palio dall’Ufficio parlamentare di bilancio si è scatenata un autentica corsa all’oro. E si capisce, dal momento che la nuova Authority sui conti pubblici, frutto avvelenato del “Fiscal Compact” e del recepimento del principio del pareggio di bilancio, garantirà stipendi da leccarsi i baffi. Fatto sta che, secondo quanto risulta a La Notizia, agli uffici di camera e senato è arrivata la bellezza di 104 candidature. Un’incredibile mole di curriculum che ora, in base a quanto previsto dalla legge, dovranno essere scremati da un comitato parlamentare nominato dai presidenti delle commissioni bilancio di Montecitorio e palazzo Madama. Il sovraffollamento di candidature, senza stare a girarci troppo intorno, ha principalmente una ragione di natura economica. Al presidente, infatti, spetterà lo stesso emolumento previsto per il numero uno dell’Antitrust, ovvero 301 mila euro. Agli altri due componenti spetterà un trattamento annuale di 241 mila euro. Insomma, bocconi più che mai succulenti, per un organismo che costerà addirittura 6 milioni di euro l’anno. Davvero uno sproposito, per molti osservatori, soprattutto in un momento di vacche magre per le casse dello Stato e di spending review (per ora più annunciata che praticata). Ma cosa dovrà fare, esattamente, l’ennesima Authority che entrerà a far parte del già affollato panorama italiano? In buona sostanza dovrà occuparsi di analisi in tema di finanza pubblica, di trasparenza e di sostenibilità del bilancio. Compiti che, a ben vedere, grosso modo già oggi vengono svolti dalla Ragioneria generale dello Stato e dalla Corte dei conti. Ma tant’è.

La corsa
Nei giorni scorsi La Notizia (vedi il numero del 18 gennaio) aveva raccontato dei profili più in vista che stanno cercando di accaparrarsi le poltrone. Tra questi ci sarebbe Paolo De Joanna, consigliere di Stato vicino al Pd, già capo di gabinetto al ministero dell’economia con Tommaso Padoa-Schioppa. Con lui Giuseppe Pisauro, rettore della Scuola superiore dell’economia e delle finanze, vicino all’ex ministro Pd delle finanze Vincenzo Visco. Tra i papabili anche l’ex ragioniere dello Stato Mario Canzio, mentre si sarebbe defilato il prodiano Marco Buti, funzionario della Commissione europea, che nei giorni scorsi ha fatto sapere di non essere interessato. Tra i 104, in ogni caso, sembra che sia molto cospicua la rappresentanza di funzionari della Ragioneria dello Stato che vogliono passare all’Ufficio parlamentare di bilancio per strappare uno stipendio più consistente. Dietro il desiderio di esodo, però, a quanto pare ci sarebbe anche la contrarietà nei confronti della gestione della Ragioneria, oggi saldamente in mano all’ex Bankitalia Daniele Franco, imposto alla guida del dipartimento dal ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni. Nei prossimi giorni saranno selezionati 10 nomi da sottoporre a Laura Boldrini e Pietro Grasso. A loro spetta la nomina dei 3 membri dell’Authority.