Periferie in attesa di risorse, quasi 100 progetti senza fondi. Attendono ancora la delibera del Cipe

La promessa è di uno stanziamento di 2 miliardi di euro, con il nobile obiettivo di combattere il degrado nelle periferie. Ma 100 progetti sono senza fondi.

La promessa è di uno stanziamento di 2 miliardi di euro, con il nobile obiettivo di combattere il degrado nelle città. I soldi infatti sono destinati alle periferie nell’ambito del piano voluto dal Governo allora guidato da Matteo Renzi. Solo che, all’atto pratico, risultano a disposizione solo 500 milioni, il restante 75% è ancora appeso a procedure e approvazioni, a cominciare dalla delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe). Un passaggio che l’Esecutivo del Rottamatore aveva promesso di evitare per velocizzare i tempi. Ma i fatti si sono evoluti in un’altra maniera. Così, del 120 progetti approvati ai Comuni, solo i primi 24 hanno la certezza di poterli realizzare con i fondi previsti da Palazzo Chigi. Gli altri 96 sono in attesa.

Richieste sui tempi – Nel frattempo la patata bollente è passata dalle mani di Renzi a quelle di Paolo Gentiloni. La Notizia ha appreso, da fonti informali, che il Cipe dovrebbe riunirsi la prossima settimana e l’attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, sta approntando una relazione in Parlamento entro gennaio. Ma si tratta di voci, di ufficiale non c’è nulla. Tanto che il deputato di Forza Italia, Roberto Occhiuto, ha presentato un’interpellanza, chiedendo a Palazzo Chigi di “garantire il completo finanziamento dei progetti selezionati nell’ambito del programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie”. Anche l’Anci ha alzato la voce. E ha fatto sapere di attendere una “conferma sulla rapida messa a disposizione del finanziamento, per tutti i progetti approvati”.

Chi vince e chi aspetta – La storia è iniziata con la presentazione del “bando periferie” nel corso del 2016. A novembre l’allora sottosegretario alla presidenza, ora ministro della Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, annunciò il via libera all’investimento di 2 miliardi. Il percorso è proseguito fino al gennaio 2017 con la pubblicazione ufficiale della graduatoria. Così i nodi sono venuti al pettine con la distinzione tra chi ha conseguito subito i fondi e chi risulta tra color che son sospesi. Nell’elenco dei 24 vincitori certi del bando figurano anche il Comune di Roma (con lo stanziamento di 18 milioni), le città metropolitane di Milano, Firenze, Bari (40 milioni), Bologna (poco più di 39 milioni). Per loro l’unica questione è quella di spendere bene i fondi. Ma per gli altri casi bisogna sbloccare le risorse. Nel limbo sono finiti anche L’Aquila e Rieti, Comuni che oltre al degrado sono alle prese con il problema della ricostruzione post terremoto. Per non dimenticare altre realtà del Mezzogiorno, dalla città metropolitana di Catania a quella di Palermo, a quella di Reggio Calabria e Napoli, che hanno ottenuto l’approvazione per 40 milioni, senza garanzie sul timing degli stanziamenti. Ma la condizione è condivisa con più di 90 enti locali, da Nord a Sud. Senza differenze geografiche.