Perugia, scandalo della carne infetta

di Marcello Di Napoli
Gli italiani hanno corso un grosso rischio: mangiare carne bovina infetta. Ma i Carabinieri del Comando per la Tutela della salute hanno sventato il pericolo, avviando ieri l’esecuzione di 78 decreti di perquisizione e sequestro in 21 province di 12 regioni da nord a sud nell’ambito di un’indagine relativa alla illecita commercializzazione di carni. Marchi auricolari contraffatti e dichiarati falsamente di razza pregiata: questo il sospetto. L’operazione è scattata al termine di una complessa indagine, riassumibile in due fasi, che dal 2011 ha impegnato il Nas di Perugia.
Il meccanismo
La prima fase ha portato alla scoperta di un traffico illecito di bovini colpiti da malattie infettive, alcune delle quali trasmissibili all’uomo. Gli animali, nati in aziende dell’Italia meridionale e insulare, erano mandati alla macellazione grazie all’intermediazione delle aziende di Perugia e di Arezzo. Poi gli allevatori e i medici veterinari facevano il resto, riuscendo ad eludere i controlli sanitari, facendo apparire sani i bovini.
Al termine di questa prima fase, all’inizio del 2013, sono state sequestrate 4 aziende agricole e 500 bovini vivi, che sono stati abbattuti e distrutti, per un valore commerciale di 2 milioni e mezzo di euro. Nella seconda, invece, i militari sono venuti a capo della vasta organizzazione criminale in cui erano coinvolti 56 allevatori, 3 autotrasportatori e 6 medici veterinari del centro-sud, che con falsi passaporti e marche auricolari introducevano nel mercato bovini di razze ed età diverse da quelle certificate dai documenti. Sequestrati allevamenti di bovini vivi per un valore stimato di circa 4 milioni di euro. Per il comandante dei Nas di Perugia Marco Vetrulli, che ieri mattina ha guidato l’operazione, “Nessuna fetta di carne infetta è arrivata nel piatto di qualche consumatore”. Tuttavia, il presidente Federcarni Confcommercio della provincia di Perugia, Paolo Roselletti, non nasconde la sua preoccupazione: “Anche se il comandante dei Nas di Perugia Marco Vetrulli ha affermato che la carne infetta è stata bloccata prima che fosse commercializzata, e che quindi non è mai arrivata nei nostri negozi e nel piatto dei consumatori, oggi è ancora un giorno nero per la nostra categoria, come già nel 2011, all’epoca in cui scoppiò lo scandalo”. E aggiunge che si sta “valutando anche la possibilità di adire le vie legali, a tutela dei consumatori, delle nostre imprese, degli allevatori e veterinari che svolgono onestamente il loro lavoro”. Dello stesso avviso il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, secondo il quale “in caso di commercializzazione di carne infetta presso i consumatori, si aprirebbe automaticamente il fronte dei risarcimenti in favore di chi ha acquistato e consumato alimenti non solo contraffatti e con marchi falsi, ma addirittura infetti, con potenziali pericoli sul fronte sanitario. In tal senso l’associazione”, conclude Rienzi, “si mette a disposizione dei cittadini coinvolti per valutare le azioni da intraprendere”.
La Coldiretti
Anche la Coldiretti dice la sua, affermando che “dall’inizio della crisi è più che raddoppiato, con un aumento del 119 per cento, il valore dei sequestri effettuati nel settore delle carni perché adulterate, contraffate o falsificate, per un totale che è salito a 112,2 milioni di euro nel 2013 con ben 1649 persone coinvolte” e aggiunge che “con la crisi aumentano i rischi di frodi e sofisticazioni a tavola in Italia che può contare su un efficace sistema di controllo che ha consentito di conquistare primati in Europa e nel mondo in termini di sicurezza alimentare”. La Confederazione nazionale dei coltivatori rilancia, ancora una volta, l’impegno a tutela dei consumatori ma anche del lavoro degli allevatori italiani impegnati a salvare dall’estinzione oltre 140mila bovini di razze pregiate Doc, per i quali si è verificato un aumento record del 37 per cento dal 2000”.