Pistoleri fuori controllo. Immigrati feriti in strada: sette casi in un mese e mezzo. Tiro al bersaglio dal balcone di casa: dopo la bimba rom ferita a Roma, colpito un operaio di colore a Vicenza. L’appello di Mattarella non ferma il farwest

Il farwest continua nonostante soltanto nella giornata di giovedì il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia lanciato un monito contro i pistoleri. “L’Italia non può essere il farwest dove uno spara a una bimba dal balcone”, aveva detto il Capo dello Stato riferendosi alla bambina rom rimasta ferita (rischia di non riuscire più a camminare) a Roma a causa di un colpo di pistola ad aria compressa. Trascorso soltanto un giorno e il colpo di pistola è partito da un balcone di Cassola, in provincia di Vicenza, dove un 40enne del luogo ha sparato e colpito un operaio originario di Capoverde che stava lavorando sospeso a sette metri d’altezza. Voleva colpire un piccione, questa la difesa dell’uomo che ora dovrà rispondere di lesioni personali aggravate ed esplosioni pericolose. L’operaio di colore è finito, invece, all’ospedale con una ferita al fianco.

Un’escalation pericolosa con tutta una serie di episodi che, purtroppo, fanno pensare a un’insofferenza crescente dovuta anche al clima di caccia alle streghe che sembra essersi diffuso nel Paese. Giovedì sera un altro episodio avrebbe visto come protagonista un ospite del centro di accoglienza di San Cipriano d’Aversa (Caserta)  che sarebbe stato colpito al volto da una pistola ad aria compressa. Tornando indietro di qualche mese impossibile non ricordare l’orrere di Macerata dove un uomo, sparando all’impazzata a bordo di un’Alfa 147, ferì sei persone, tutte di origine straniera. L’aggressione di Luca Traini fu di quelle a chiaro stampo razziale tanto che il ragazzo, dopo aver seminato il panico, scese dall’auto con la bandiera tricolore al collo, gridando “Viva l’Italia” e facendo un saluto romano prima di consegnarsi alle forze dell’ordine.

Una lista lunghissima quella degli ultimi mesi. Dal senegalese ucciso a Firenze il 4 marzo scorso da un pensionato che poi dichiarò di essere uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi ma di non averne trovato il coraggio, e aver quindi rivolto la sua furia sul primo passante, a Soumayla Sacko, il sindacalista maliano ucciso a colpi di fucile nelle campagne calabresi. Poi negli ultimi 45 giorni i numeri delle aggressioni di questo genere hanno subito un’ulteriore impennata. L’11 giugno a Caserta due ragazzi del Mali, ospiti di una struttura Sprar del Comune, sono stati colpiti da una serie di colpi di pistola ad aria compressa. Il 20 giugno a Napoli lo chef Konate Bouyagui, maliano di 22 anni, è stato colpito da un colpo di una pistola a piombini nella pancia. Poi sarà la volta di Forlì dove un ivoriano viene colpito alla pancia con una pistola modello softair mentre andava in bicicletta. L’11 luglio è Latina il teatro delle aggressioni: nel mirino due nigeriani che attendono l’autobus su cui vengono esplosi colpi da un’auto in corsa. A chiudere il quadro gli spari dal balcone nella Capitale (vedi sopra) e quelli di ieri a Vicenza. Speriamo finisca qui.