Politica ancora cieca sull’ambiente. Folle non fare i conti con Greta. Parla l’attore ecologista Jacopo Fo: “C’è poco coraggio. Abbiamo tutte le tecnologie per salvare il Pianeta”

Intervista all'attore ecologista Jacopo Fo

“Grazie a internet i giovani hanno capito che cosa sta succedendo e questa è una cosa con cui la politica dovrà fare i conti”. Per l’attore ecologista Jacopo Fo è questo il grande merito di Greta Thunberg, la ragazza svedese icona dell’ambientalismo modiale, ieri ricevuta dal Papa.

Per l’ambiente serve un miracolo?
“Assolutamente sì. La cosa incredibile è che noi abbiamo già tutta la tecnologia per risolvere il problema dei gas serra e anche quella dell’inquinamento. Che è bene ricordarlo, in Italia è causa di 80mila morti ogni anno. Questa è un emergenza nazionale, e sono dati ufficiali. Negli ultimi due anni, nei Paesi caldi, il prezzo dei kilowatt prodotti dal fotovoltaico e dall’eolico è più basso di quello ottenuto bruciando carbone. Essere riusciti a raggiungere questo risultato vuol dire che siamo usciti dall’economia del carbone. Il problema è che, benchè tutto ciò sia già remunerativo, c’è una resistenza psicologica. E non si tratta neppure di un problema di lobby, anzi spingono tutti in questo senso. La politica non capisce l’importanza dell’uso di queste tecnologie che sono in grado di salvare l’ambiente. Noi con Ecofuturo (il festival del futuro ecosostenibile organizzato da Fò, ndr) abbiamo fatto un conto nell’ordine di 200 miliardi di euro buttati via ogni anno dal sistema Italia. La cosa grandiosa di questa ragazzina è che è riuscita a porre con forza questo problema, mobilitando decine di milioni di studenti in tutto il mondo”.

Molti politici parlano di ambiente ma poi quando si fanno i sondaggi pochi indicano questo tema come prioritario. Perché?
“Il problema è che i politici non capiscono che la soluzione per l’uscita dalla crisi e per combattere la disoccupazione è quella delle tecnologie ecologiche. Se non fai vedere che questo funziona, la gente non lo percepisce come emergenza. Pensa ai fiumi di inchiostro che sono stati versati per raccontare dei 35 euro spesi per gli immigrati, come se fosse una cosa che può risolvere i problemi dell’economia italiana, ma pochissimi parlano di ambiente. In Italia ci sono 300 Comuni che non pagano l’energia elettrica perché sfruttano queste tecnologie, ma gli altri 8100 non lo fanno perché sono degli incompetenti ignoranti che non capiscono la tecnologia”.

In Italia il partito dei Verdi è pressochè scomparso. Questo significa che da noi l’ambientalismo non ha appeal?
“No, è un problema di incapacità dei Verdi che hanno sbagliato tutto. Non sanno comunicare. E’ un partito che non ha capito che per un argomento come quello dell’ambiente bisogna avere degli strumenti di comunicazione adeguati, a cominciare da internet. Poi i sondaggi sono illusori perchè con la legge sul fotovoltaico, 400mila famiglie hanno azzerato la bolletta. La politica ha messo una montagna di soldi sull’efficienza energetica ma poi non pubblicizza i risultati, è questo deficit di comunicazione che sta alla base del problema. A volte vengono fatte leggi giuste ma poi non sono gestite e questo è stato il disastro dei verdi e della sinistra”.

Greta è un idolo ambientalista ma è anche molto criticata. C’è chi pensa che dietro ci siano le lobby nemiche dell’industria petrolifera…
“Tutte le aziende vincenti hanno capito che Greta ha ragione, ma lo hanno già capito da tanto tempo. Faccio un esempio. Una delle ragioni della crisi della Fiat, che poi è stata salvata da Marchionne, è che non ha montato un solo pannello fotovoltaico quando era gratis. Mentre tutte le fabbriche Volkswagen hanno i tetti completamente ricoperti da pannelli solari. Chi non lo fa è un incapace”.

Lei è un ambientalista e un uomo di cultura: che idea s’è fatto del successo mediatico di Greta?
“E’ una questione di momento storico. Grazie a internet i ragazzini hanno capito che cosa sta succedendo e questa è una cosa con cui la politica dovrà fare i conti. La forza è data dal fatto che sono i giovani, con il loro linguaggio, a rivolgersi ad altri giovani. Hanno una capacità di comunicazione incredibile, sono tutti nativi digitali. Uno sciopero mondiale degli studenti era una cosa inimmaginabile dieci anni fa perché non c’erano i social network. Adesso sono i nativi digitali che danno la linea al modo su questo.”