Polizia, si scatena la bufera sui nuovi concorsi. Braccio di ferro tra Viminale e sindacati

di Carmine Gazzanni

Un ricorso al Tar, un esposto alla Corte dei Conti e ora anche una possibile denuncia per abuso d’ufficio. Una vera e propria bufera, dunque, al cui centro il più insospettabile dei ministeri, il Viminale. Pomo della discordia i due concorsi (di cui La Notizia si è occupata il 29 ottobre) per assumere 7.597 sovrintendenti nonostante il parere contrario del Consiglio di Stato e nonostante si potrebbe attingere dalla lista di idonei risparmiando ben 24 milioni di euro (oltreché tempi biblici). Il Viminale, però, proprio non vuole fare a meno dei due concorsi. Lo prevede la legge, dicono, bisogna rispettare il principio dell’annualità dei concorsi. Eppure secondo il segretario generale del Nsp (Nuovo Sindacato di Polizia) Roberto Intotero “non è affatto vero: la normativa attuale dice altro”. Il riferimento è al dl 227 che prevedrebbe procedure concorsuali “semplificate” e “senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. L’unica possibilità, dunque, non può che essere quella di far ricorso alla graduatoria di idonei. “Anche perché – chiosa Intotero – per otto anni non hanno mai tirato in ballo questo principio. Solo ora se ne ricordano?” La questione, intanto, comincia a diventare più grossa del previsto. Secondo Intotero, infatti, anche i magistrati contabili starebbero indagando dopo un esposto presentato a luglio presso la Corte dei Conti del Lazio “per danni erariali già configurati per 2,3 milioni di euro più altri 24 se i due concorsi dovessero tenersi”.Le responsabilità del ministero, peraltro, non finirebbero nemmeno qui. “Quando hanno consegnato le motivazioni al Consiglio – denuncia il segretario del Nsp – hanno omesso di dire che c’era una lista di idonei che avrebbe riempito tutti i posti vacanti senza indire nuovi concorsi”. Se così fosse, l’omissione del Viminale non sarebbe di poco conto. Ecco allora che quello che potrebbe configurarsi è anche un rilievo penale. Per ora si è in attesa del nuovo pronunciamento del Consiglio di Stato, ma “semmai i concorsi dovessero tenersi, faremo un esposto alla Procura della Repubblica: ci sarebbero evidenti rilievi penali. A cominciare dall’abuso d’ufficio”. Il Viminale è avvisato. Alfano per primo.