Ponte crollato in Sardegna. Il ministero guidato da Toninelli conosceva i rischi. Le strutture in pericolo erano state segnalate

Il Governo aveva chiesto di temporeggiare

Le date, a volte, sono rivelatrice. E così, nonostante il ponte sul rio Santa Lucia lungo la statale 195 (che collega Cagliari e San Giovanni Suergiu) sia evidentemente crollato per ragioni legate al forte maltempo che si è abbattuto sulla regione, desta perlomeno qualche curiosità il fatto che proprio su ponti e infrastrutture pochi giorni prima del dramma fosse andato in scena uno scontro tra gli enti locali e il ministero guidato da Danilo Toninelli. Facciamo un passo indietro e torniamo all’indomani della tragedia del Ponte Morandi. Il Governo chiede a tutte le province di mappare le infrastrutture a rischio. E lo chiede con la massima urgenza: la nota è del 20 agosto e si ha tempo fino al 30 agosto. Tutti, vista anche l’immane tragedia, lo fanno. Compresa la Sardegna. Il primo ottobre, però, arriva la risposta del Provveditorato interregionale delle opere pubbliche per il Lazio, l’Abruzzo e la Sardegna. Ed è qui che scoppia il finimondo.

“Con riferimento alla segnalazione pervenuta […] in merito alle criticità riguardanti le infrastrutture di competenza, si informa che la stessa contribuirà al popolamento della banca dati dell’istituendo Archivio Nazionale delle Opere Pubbliche”. Fin qui tutto legittimo. La banca dati con la quale siano reperibili tutte le opere infrastrutturali presenti sul territorio italiano è uno dei mirabili obiettivi di questo Governo e che troverà realizzazione con il decreto Genova. Ma c’è un passaggio ulteriore che ha provocato la reazione degli enti locali sardi. Nell’attesa di definire “detta iniziativa” il Provveditorato chiede ai singoli Comuni di “adottare nell’ambito delle proprie competenze le misure necessarie a garantire la sicurezza dell’infrastruttura nonché la pubblica e privata incolumità”.

La nota ha fatto inevitabilmente scoppiare la reazione degli enti locali e, nella fattispecie, dell’Anci Sardegna. Non a caso il presidente dell’associazione locale, Emiliano Deiana, invia prontamente una lettera al presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro: “La risposta del ministero è inaccettabile e fa saltare, ancora una volta, il principio della leale collaborazione istituzionale. Si dice, in sostanza, avete rilevato anomalie nelle infrastrutture (vostre o di altri enti)? Bè, arrangiatevi”.

ESECUTIVO AL LAVORO – Il Governo, ci assicurano però dal ministero delle Infrastrutture, sta lavorando per porre rimedio ad anni di mala gestione. E, a riguardo, una grossa mano arriverà proprio dalla banca dati delle opere infrastrutturali. “Ci rendiamo conto che province e comuni non hanno fondi”, dicono ancora dal ministero. Ma anche su questo l’obiettivo è intervenire il prima possibile. Una mano arriverà dal piano sugli investimenti lanciato qualche giorno fa a Palazzo Chigi e che prevede finanziamenti per 15 miliardi nel prossimo triennio: “Buona parte dei fondi sarà destinato alla manutenzione e alla costruzione di nuove opere”. I sindaci restano in attesa. Nella speranza che non crollino altri ponti.