Primo no a Parisi: per Salvini è la solita marmellata di centrodestra. La Lega chiede un giuramento anti-Europa

Stefano Parisi non può essere il leader del Centrodestra. Parola di Matteo Salvini, che già aveva bocciato le ambizioni nazionali dell'ex city manager.

Stefano Parisi non può essere il leader del Centrodestra. Parola di Matteo Salvini, che già nelle scorse settimane aveva bocciato le ambizioni nazionali dell’ex city manager di Milano. “Parisi l’ho sostenuto, ma un sindaco deve far funzionare le metropolitane, le strade, sistemare le case popolari. Altra cosa è riproporre un’alleanza, una marmellata che a livello nazionale ha dimostrato di non poter funzionare”, ha affermato il leader della Lega, parlando a Radio Padania. “Se Parisi in qualche modo è il continuatore in Italia dell’asse Merkel-Bce-euro, con noi non avrà nulla a che fare. Io non sono un moderato ma non sono nemmeno inginocchiato o rassegnato”, ha precisato Salvini

E poi ha messo i paletti pure per una eventuale futura alleanza. “Se qualcuno pensa di coinvolgere me o la Lega in un’alleanza con Verdini, Alfano, Cicchitto, Tosi, Passera ha sbagliato indirizzo”. “Per me – ha rilanciato – il discrimine della prossima alleanza sarà la politica estera. Chi vuole la Merkel, difende a spada tratta l’euro o tifa Hillary Clinton non può stare con la Lega”. Quindi Salvini ha ripreso un concetto già espresso da Umberto Bossi: “Se Parisi è un riorganizzatore di Forza Italia va bene. Ma se qualcuno pensa di far digerire alla Lega alleanze indigeste, io non ci sto”.

Per quanto riguarda il confronto con l’ex presidente del Consiglio, il numero uno del Carroccio ha spiegato: “Berlusconi è tanto che non lo sento”. Sul quadro politico in generale l’analisi è orientata alla lotta contro Bruxelles: “Il discrimine non è tra liberali e lepenisti, moderati ed estremisti ma tra uomini liberi e servi e, i servi, in questo momento, ci sono sia a destra che a sinistra. O l’Italia si libera – da Nord a Sud – di una moneta sbagliata come è l’euro, tornando a determinare le proprie politiche sul controllo dei confini, dell’agricoltura, della pesca, del turismo, delle banche, delle pensioni. Insomma o torna a decidere o io non ci sto”.