Prove di fuga dal Pd di Renzi. La scissione non finisce mai: bersaniani pronti ad accogliere altri fuoriusciti

La grande fuga dal Pd di Renzi è già pronta. Valigia in mano parlamentari, dirigenti e amministratori locali stanno facendo il conto alla rovescia

La grande fuga dal Pd è già pronta. Valigia in mano parlamentari, dirigenti e amministratori locali stanno facendo il conto alla rovescia per le amministrative, che si preannunciano un bagno di sangue per i dem, e abbracciare il progetto di un altro partito a sinistra. Così il Movimento democratico e progressista vuole fare da calamita. Il congresso dem sta infatti consacrando la leadership di Matteo Renzi, confermando che il partito è tutto in mano all’ex presidente del Consiglio, soprattutto dopo l’addio degli scissionisti capeggiati da Pier Luigi Bersani. I risultati nei circoli hanno aperto gli occhi ai sostenitori della mozione di Andrea Orlando: i vecchi elettori diessini sono una riserva indiana. Salvo clamorosi colpi di scena, le primarie dovrebbero emettere un verdetto positivo per i supporter renziani. Il ritorno in sella segnerebbe un Matteo con in testa un progetto chiaro: un soggetto slegato dalla tradizione sul modello di Emmanuel Macron. Non è infatti un mistero che “In Cammino”, nome del sito ufficiale della mozione di Renzi, sia ispirato a En Marche del candidato alle Presidenziali francesi. E, con la benedizione dei militanti, gli sconfitti potrebbero fare poco. Ecco perché è iniziato il contatto con i fuoriusciti bersaniani.

Il dialogoRoberto Speranza, ex capogruppo alla Camera del Pd e leader in pectore di Mdp, è molto attivo nel dialogo con gli ex compagni di partito. Sin dall’ufficializzazione della scissione era consapevole della possibilità di altri pezzi in uscita tra i parlamentari e gli amministratori. Un’altra figura di frontiera è Nico Stumpo, da sempre uomo di Bersani, che tiene il polso della situazione anche nelle realtà locali. Lontano dalle dichiarazioni ufficiali raccoglie tutti i malumori nei confronti di Renzi, che non sembra aver cambiato linea. Anzi sembra orientato alla personalizzazione ancora più estrema: il lancio dell’applicazione per smartphone si chiama Matteo e la piattaforma per la condivisione delle proposte, Bob, è affidata a una cerchia di fedelissimi. Così, a risultato delle primarie acquisito, si attenderà il voto alle Comunali. La sconfitta, prevista in molti casi, confermerà la tesi portata avanti da Orlando: Renzi vince nel partito, ma perde altrove. E le elezioni daranno la stura alla fuga.

Delusione Emiliano – Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel suo letto di dolore per l’infortunio al tendine d’Achille, è quello che assiste con più amarezza all’esito del confronto nel Pd. Tra gli iscritti ha raccolto un risultato deludente, constatando la mutazione genetica del partito. Il problema è che sarebbe difficile cercare di nuovo casa tra gli scissionisti: “Regalare il Pd a Renzi sarebbe stato un errore politico gravissimo, soprattutto per costruire un partito piuttosto ancien régime, come Mdp”, ha commentato il governatore. Ma che lui sia costretto a non andare via, almeno per qualche tempo, dal Pd è comprensibile: diverso il discorso per chi lo ha sostenuto. Per tanti le porte bersaniane sono aperte.

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