Pure i mercati finanziari disgustati dal Rosatellum. Rapporto durissimo di Citigroup: per il colosso Usa la legge non convince e l’Italia resta poco affidabile

Grande coalizione Pd-Forza Italia coi 5 stelle fuori dalla stanza dei bottoni? Citigroup, una delle più grandi banche d’affari, non è per niente soddisfatta

di Stefano Sansonetti

Grande coalizione Pd-Forza Italia, con i Cinque stelle fuori dalla stanza dei bottoni? Per i mercati, che in teoria non vedono di buon occhio forze anti-establishment come i pentastellati, l’“accordone” apparecchiato dalla nuova leggere elettorale dovrebbe essere positivo. Poi però si scopre che una delle più grandi banche d’affari, che in quei mercati è pienamente inserita, non è per niente soddisfatta degli scenari aperti dal cosiddetto Rosatellum bis. Sta di fatto che ieri l’americana Citigroup ha inviato ai suoi numerosi clienti, enti pubblici e investitori privati, un report di analisi proprio sulla nuova legge elettorale su cui il Governo italiano, guidato da Paolo Gentiloni, ha deciso di porre la fiducia.

I passaggi – Il dossier comincia con dosi di ironia non proprio azzeccatissime, se così si può dire. Giocando sui termini, infatti, Citigroup premette che il nome della legge non viene da “Rosatello, un famoso vino italiano, come qualcuno potrebbe cinicamente pensare”, ma dal cognome del capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato”. Chissà, forse ci si può vedere un’accusa velata del tipo: solo degli ubriachi potevano partorire norme elettorale del genere. Ad ogni modo la battuta non fa certo sbellicare dalle risate. Più denso di contenuti, invece, il prosieguo del report della banca americana. “Mentre i mercati possono anche gradire lo scenario che va delineandosi per le elezioni”, scrive Citigroup alludendo alle larghe intese, “noi non siamo convinti che il Rosatellum possa garantire la governabilità del Paese”. E quali sono le ragioni di questo scetticismo? “Il motivo principale è che il Rosatellum assegna i due terzi dei seggi a candidati scelti dalle segreterie di partito, rendendoli in qualche modo ostaggio dell’agenda del leader di partito e non dell’agenda che servirebbe al Paese”. E poi, prosegue il report dell’istituto statunitense, “la decisione del presidente del consiglio, Paolo Gentiloni, di approvare il voto di fiducia su una legge elettorale in cui il suo governo non ha avuto nessun coinvolgimento, è una sorta di promemoria di quello che potrebbe sperimentare l’Italia negli anni a venire”.

La traduzione – Si tratta di un passaggio la cui interpretazione sembra poter suonare più o meno così: se Gentiloni, che già guida un Governo sostenuto spesso da larghe intese sostanziali, si è piegato a mettere la fiducia su una legge su cui l’Esecutivo non ha minimamente messo mano, figuriamoci cosa potrebbe fare un premier ostaggio di capricciose larghe intese. Da qui l’ovvia conclusione di Citigroup, magari non così ovvia per gli investitori destinatari del report: “Il Rosatellum rafforza la probabilità di una grande coalizione tra Pd e Silvio Berlusconi”. E questo, conclude la banca, potrebbe spingere gli investitori a trovare qualche analogia con “1984” di George Orwell: “Dopo tutto il tuo vecchio nemico non necessariamente deve essere il tuo peggior nemico”. Chissà se i lettori del dossier si convinceranno dei suoi contenuti. Di sicuro fa riflettere che una grossa banca d’affari allunghi un’ombra su un “accordone” espressamente definito “anti-Cinque Stelle”.

Twitter: @SSansonetti