Pure Vendola è inchiodato da una telefonata

di Fausto Cirillo

La telefonata è imbarazzante. Ma Nichi Vendola reagisce e querela. Bufera sul governatore pugliese per un’intercettazione telefonica (pubblicata dal Fatto quotidiano) in cui il leader di Sel, parlando con l’allora capo delle relazioni esterne dell’Ilva Girolamo Archinà (il colloquio è del luglio 2010, nel pieno dello scandalo), rivela ridendo di essersi molto divertito per “lo scatto felino” con cui lo stesso Archinà ha impedito a un giornalista di avvicinarsi al patron Emilio Riva per porgli domande sulle morti per tumore a Taranto. “Io e il mio capo di gabinetto abbiamo riso per mezz’ora” dice Vendola. Che poi dice ad Archinà di riferire a Riva che “il governatore non si è defilato” e che “occorre mettere in agenda al più presto un incontro con l’ingegnere”.

Per avere il quadro completo della storia bisogna però sapere che Nichi Vendola è indagato per concussione aggravata, in concorso con Archinà e altri, per presunte pressioni che avrebbe esercitato sul direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per fagli “ammorbidire” una relazione sui dati ambientali di Taranto legati all’inquinamento provocato dall’azienda siderurgica. Insomma, alla luce dell’intera vicenda, una telefonata a dir poco sconveniente. Che ha creato parecchio imbarazzo dentro Sel. Ufficialmente il partito fa muro intorno al suo leader. Le bocche restano cucite, i parlamentari non hanno voglia di commentare, ma dal nervosismo con cui rispondono al telefono si capisce che il malumore è al massimo. Anche per la consapevolezza che un’intercettazione del genere possa costare diverse migliaia di voti. Il problema non è tanto di contenuti, ma d’immagine. Ma l’immagine in politica conta. Soprattutto per uno come Vendola, che ha costruito la sua vita pubblica sulle battaglie per la legalità, l’ambiente e la difesa dei deboli. Una telefonata in cui ridacchia con uno dei boss dell’Ilva farà storcere il naso a molti suoi elettori e rischia di costargli caro. Nel frattempo Vendola ha pensato bene di querelare il Fatto. “Non rido certo per i tumori, ma per il gesto di Archinà che ha tolto il microfono a un giornalista”, sostiene il governatore. “Qui si vuole devastare la mia immagine di persona dotata di sensibilità umana. Questa è un’operazione di lurido sciacallaggio”.