Quando troppa tecnologia nuoce alla salute

Di Vincenzo Scagliarini per Il Corriere della Sera

Gli effetti collaterali della tecnologia non sono mai mancati: la dipendenza da Internet è contemporanea alla nascita della Rete. Ma finché il contatto avveniva con tastiera e monitor le conseguenze negative erano più difficilmente valutabili. Ora che i dispositivi elettronici sono sempre più vicini alla pelle, anche il corpo può essere a rischio. Con dermatiti, irritazioni e allergie.

Dormire con il telefono
Quello di Dionne Baxter, 24enne inglese che si è procurata un’ustione di 12 centimetri (la lunghezza del suo iPhone) sul seno perché si era addormentata con lo smartphone sul petto mentre era sotto carica, è un caso estremo. È appena iniziata l’era dei wearable, gadget indossabili pensati per accompagnare ogni minuto della vita.

Reazioni al nichel
A febbraio i braccialetti elettronici Fitbit della linea Force (utilizzati dagli sportivi per monitorare la propria attività fisica) sono stati ritirati dalla vendita negli Stati Uniti perché «l’1,7% dei nostri clienti ha manifestato reazioni cutanee», ha dichiarato l’azienda, per poi precisare che «abbiamo utilizzato materiali di uso comune». Insomma non ci sono sostanze tossiche da incolpare. I responsabili sono l’uso prolungato e il nichel, uno dei metalli più presenti in natura. Si trova ovunque, dai rasoi al cibo, fino all’acqua che beviamo. Ma se non passiamo giornate intere a tastare pomodori (uno degli alimenti più ricchi di nichel), tocchiamo di continuo cellulari, tablet e, in generale, i dispositivi elettronici. E così i casi di sensibilizzazione a questo elemento sono in continuo aumento.

Iphone e Xbox: i casi
Studi dermatologici del 2013 ne hanno dimostrato la presenza nell’iPhone5, nel joypad della console Xbox 360 e nei computer portatili MacBook. Fino a luglio però i documenti accademici non avevano un volto. Poi c’è stato un ragazzo americano di 11 anni. Come molti coetanei usa un iPad per molte ore al giorno, ma ciò gli ha causato uno sfogo cutaneo. Il suo è il primo caso in cui l’allergia al nichel è stata correlata in modo scientifico all’uso di un oggetto tecnologico. Dopo la diagnosi la tavoletta Apple non gli è stata vietata, ma può maneggiarla solo con una custodia in plastica.

«Dipende da quanto si usa»
Può essere un buon consiglio per chi ha una pelle vulnerabile e soggetta a irritazioni perché «non è la quantità a causare l’allergia, ma un’esposizione perenne e un sistema immunitario indebolito – spiega Erminia Ridolo, docente di Immunologia all’Università di Parma -. La sola presenza del nichel non è sufficiente a spiegare la reazione. Il ragazzino aveva già una dermatite. E cioè le barriere difensive della sua pelle erano azzerate». Insomma con la tecnologia i fattori di rischio sono aumentati, ma non si può dire che la soluzione sia limitarne l’uso. Di certo è diventata una compagna di vita troppo in fretta, prima che le aziende prendessero tutte le precauzioni. Ma altri oggetti hanno subito lo stesso percorso. Le montature metalliche degli occhiali per esempio, che fino a pochi anni fa contenevano nichel e oggi sono ipoallergeniche. Ed è ciò che sta succedendo con dispositivi indossabili, come lo smartwatch Gear 2 di Samsung o il braccialetto Jawbone Up.