“Quel perdente di Bersani ha fatto fuori Marini”

di Vittorio Pezzuto

Mentre aspetta con la rabbia dei giusti che un Tribunale riconosca finalmente l’incredibile abbaglio preso nei suoi confronti dalla Procura di Pescara, l’ex governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco accetta di parlare del candidato bruciato nella corsa per il Quirinale. «Di tutto il gruppo dirigente del Pd – scandisce – Franco Marini è stata l’unica persona leale nei miei confronti. Perché se è vero che in molti non hanno mai avuto dubbi sulla mia innocenza, lui è stato l’unico a non aver scelto la via del silenzio». Dubita anch’egli che il conterraneo e amico riuscirà a diventare il prossimo presidente della Repubblica, troppo sgangherata e inaffidabile essendo la compagine piddina che ne promuove l’ascesa al Colle. «Sono proprio questi dirigenti che hanno portato Marini all’incredibile umiliazione della non rielezione in Parlamento. Il loro livello di opportunismo è una pura manifestazione di autolesionismo».

Un partito allo sbaraglio
Quanto alla declinante leadership di Pier Luigi Bersani, «non vorrei infierire su un uomo che ha perso tutte le battaglie, anche quelle che ha vinto. Ha voluto le primarie, scambiandole per lo specchio della realtà del Paese. E invece erano soltanto la fotografia del conformismo dell’apparato del partito. Partito in campagna elettorale con un vantaggio incalcolabile sul centrodestra, ha prodotto il miracolo della resurrezione politica di Berlusconi. Ha perso le elezioni ed era convinto di averle vinte. Non è riuscito a fare un governo. Non è riuscito a fare un accordo col Movimento 5 Stelle. E in questa elezione presidenziale sta portando allo sbaraglio il più forte gruppo parlamentare. Il suo fallimento è senza precedenti. Né Occhetto né D’Alema né Veltroni sono riusciti a far peggio di lui».

Grillini peggio dei nordcoreani
Del Turco cita “Cristo si è fermato a Eboli” e la denuncia di Carlo Levi sull’eterno opportunismo delle classe dirigenti del Mezzogiorno. «Posso fare una previsione? L’Abruzzo è stata una regione bersaniana fino al midollo. Sono pronto a scommettere che fra dieci giorni tutti quanti giureranno di non averlo nemmeno mai visto… Stefania Pezzopane, che ha tolto a Marini lo scranno da senatore, ha già annunciato di aver votato per Stefano Rodotà. Più veloce della luce». Peraltro, non è l’unica a essersi dissociata nell’urna dalla scelta ufficiale del partito. «A differenza della grande stampa, ricordo molto bene quando Rodotà ruppe con tutto il gruppo dirigente del Pds perché gli era stato preferito Giorgio Napolitano come presidente della Camera. E non dimentico le critiche feroci che rivolse qualche anno fa a Beppe Grillo, allora agli inizi della sua avventura politica». Eppure il comico e i suoi seguaci sembrano essersi innamorati dell’ex presidente del Pds. «Guardi, nessuno sa come nasce la graduatoria dei dieci candidati alle Quirinarie. Le loro dinamiche interne sono più segrete di quelle nella Corea del Nord. Grillo lascia che i giornalisti si sfoghino contro le sventatezze che i Crimi e le Lombardi di turno commettono nel quarto d’ora quotidiano di libertà, ben sapendo che nessuno ha intanto il coraggio di approfondire quanti voti online abbiano effettivamente raccolto Milena Gabanelli, Gino Strada e lo stesso Rodotà. A mia conoscenza si tratta della più grave vicenda mai accaduta all’interno di un partito». Del Turco osserva sconsolato che «l’agenda di questo Parlamento sembra purtroppo dettata da una minoranza del 25 per cento. E una parte dei dirigenti del Pd si è ormai convinta che quello che decidono i grillini sia sempre una valida via d’uscita dai guai in cui si sono cacciati. Spaventa lo stato in cui si è ridotto un partito la cui storia e il cui gruppo dirigente ha reso per decenni orgogliosi i suoi militanti». Matteo Renzi può incarnare l’alternativa all’attuale disastro? «Dimostra una vitalità e una capacità di presa sul Paese che è pari solo all’ostilità e all’astio che gli dimostra l’apparato del partito. E questo me lo rende molto simpatico, se non altro perché siamo parenti in questa disavventura».

Io ci sarò ancora, altri non so
Ha un candidato preferito per il Quirinale? «Preferisco risponderle che non potevo augurarmi di avere un presidente migliore di Giorgio Napolitano. E sono molto orgoglioso di non avere mai, in questi sette anni, cercato un contatto diretto o telefonico con una persona alla quale mi lega una lunga amicizia e un sentimento di gratitudine. Peraltro il presidente del Csm non aveva certo bisogno delle mie osservazioni per conoscere lo stato della giustizia in Abruzzo. Sollecitarlo sulla mia incredibile vicenda giudiziaria sarebbe stato il peggiore degli scherzi possibili». Una volta riconosciuto innocente, Del Turco riprenderà da dove è stato interrotto: «Mi rifiuto di pensare che la mia lunga storia si sia conclusa la mattina del 14 luglio 2008. Tornerò a fare politica. Solo che non so quando finirà il mio processo e soprattutto chi, degli attuali protagonisti della sinistra, per allora sarà ancora in campo».